Quello in corso è un campionato bellissimo. Al giro di boa l’unica certezza sembra essere il Benevento in Serie B. Per il resto, sia in testa che in coda c’è [finalmente] un minimo di bagarre.
La serie A ci ha infatti abituato ad avere tutto un pò scritto. Senza andare troppo lontano nel tempo, un anno esatto fa vi erano Frosinone, Carpi e Crotone decisamente troppo staccate. Talmente staccate che l’Empoli ha venduto alcuni dei pezzi migliori a Gennaio salvo poi essersi risvegliata in B ad espiare il grave peccato di sottovalutazione commesso.
Tra le ipotesi di riforma per rilanciare il nostro calcio e la stessa Serie A si è sentito via via negli anni un ritorno ad un campionato a 18 o addirittura a 16 squadre. Ciò per rendere più interessante in generale il campionato ed aggiungiamoci anche per evitare cosiddette partite inutili; ad un certo punto della stagione, quando ci ritroviamo con delle squadre che ormai non hanno più nulla da chiedere al campionato aumenta sempre il rischio di falsarlo ovvero il rischio di risultati per dire a sorpresa sono molto più frequenti.
Perchè la Serie A è a 20 Squadre
Sono ormai passati quasi quindici anni da quel fatidico 2003 e dall’eclatante “caso Catania”. Per chi non ricordasse di cosa stiamo parlando, facciamo riferimento ad una partita di Serie B, stagione 2002/2003, disputata tra Catania e Venezia. In quell’occasione, il Catania inserì in formazione Vito Grieco, un giocatore che, a causa di una squalifica, non poteva giocare quella partita. Il Venezia ricorse alla giustizia sportiva ottenendo una vittoria a tavolino per 2-0 che gli permise di salvarsi, con conseguente retrocessione del Catania.
Il Catania fece appello al TAR, dando seguito ad una serie di ricorsi da parte di altre squadre che cercarono di cogliere la palla al balzo del momento confusionario che la FIGC non fu in grado di gestire al meglio. Gli slittamenti dei primi incontri di Coppa Italia, causati dalla lentezza della giustizia sportiva, infatti, costrinsero la FIGC a prendere l’iniziativa per non far fossilizzare una situazione già troppo imbarazzante, decidendo così di procedere con l’annullamento di tutte le retrocessioni. L’unica squadra che non poté usufruire di tale concessione fu il Cosenza a causa del fallimento societario avvenuto lo stesso anno.
In sostituzione del Cosenza, con doppia promozione per meriti sportivi, arrivò dalla C2 la Fiorentina.
Ben ventiquattro squadre, dunque, si apprestavano a dare inizio al campionato di serie B. Le contestazioni e le manifestazioni di protesta da parte dei tifosi non si fecero attendere, facendo slittare le prime due giornate di campionato.
La FIGC decise, così, sempre nella massima confusione del momento, che ben sei squadre sarebbero state promosse a fronte delle quattro retrocessioni provenienti dalla Serie A.
Ma, dal suo canto, la massima serie, pur ricevendo due squadre in più dalla B, ridusse le squadre in retrocessione da tre a due.
Ci trasciniamo ancora oggi le conseguenze di questo caso ovvero un’oggettiva perdita di valori tecnici e di competitività del calcio nostrano
Facciamo fatica anche in nazionale, dopo il 2006 una crisi di talenti e di identità di gioco fuori dal comune ha infettato il nostro calcio culminata con una scandalosa mancata partecipazione al prossimo Mondiale di Calcio in Russia.
Chiaramente non solo questo il motivo, perché in buona parte è riconducibile anche alla gestione delle società che poco investono nei settori giovanili, ma questo è un altro argomento.
E’ infatti davanti agli occhi di tutti una Serie A diventata sempre di più una competizione a tre velocità diverse!
Sempre più scontata nelle posizioni alte e con qualche sorpresa al centro classifica, con un campionato terminato praticamente in largo anticipo a causa dell’enorme divario tra le partecipanti.
La situazione è peggiorata ancor di più in ambito Europeo dove per tutti gli anni ’90 le squadre italiane facevano da padrona nelle competizioni continentali.
Sarà anche un caso ma con l’avvento della massima serie a 20 squadre si è via via andati verso un declino che sembra essere inarrestabile, portando al disastro il ranking europeo delle nostre compagini!
Da anni ormai si innalzano voci da più parti, tifosi, presidenti di società e gli stessi allenatori, che vorrebbero un cambiamento di una situazione che, ricordiamolo, è nata in condizioni straordinarie e non ordinarie e più per necessità legale che per logica sportiva.
Maggiore competitività delle partecipanti, spettacolarità degli incontri, possibile ritorno di vittorie del campionato al fotofinish, che tanto ci hanno entusiasmato negli anni precedenti alla “riforma”, sono tutti i pro di un ritorno del campionato di massima serie da 20 a 16 o 18 squadre e che tutti sembrano desiderare da anni.
Certo lo scenario ha contribuito a regalarci alcune favole calcistiche di cui vogliamo si salvarne l’epica che ha accompagnato i campionati italiani negli ultimi anni (vedi le promozioni in Serie A, ad esempio, di Carpi, Frosinone, Crotone, Benevento), che però non hanno entusiasmato nei risultati, somigliando più a meteore che a stelle nascenti nel panorama del cielo già ingombro del campionato italiano. Non si capisce, dunque, quale sia il motivo di mantenere questa struttura a 20 squadre che ha come solo risultato la monotonia e un campionato che sembra terminato già a febbraio.
L’unica contro parte, nella bilancia dei pro e i contro, sembra essere, come al solito, il dio denaro. Ma il calcio, bisogna ricordarlo, è fatto di emozioni vere, atmosfere uniche, tifosi grandi e piccini che vivono a pieno ogni incontro della propria squadra del cuore, e tutto questo non può e non deve essere sacrificato solo per una questione di soldi, perché tutto questo non ha prezzo.
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
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