Per il 2018 ci sono diversi fattori che permettono di ipotizzare una sua concreta scalata ai vertici della classifica, in primis il nuovo staff tecnico ed il nuovo lavoro improntato sul mental coaching, in secondo luogo la sostanziale stagnazione del rating ATP con Murray fermo ai box per infortunio, Nadal indeciso se affermarsi come leader o subire ancora gli effetti psicologici negativi rilasciati dell’eterno dualismo con Federer e quest’ultimo il migliore, per distacco tecnico, ma sicuramente non eterno.
Per chi pratica sport a livello agonistico, avere la migliore condizione mentale ed atletica è il vero punto di forza, a maggior ragione se sei tra i più forti giocatori di tennis di sempre e se ti chiami Novak Djokovic.
Nole ha abituato il suo pubblico a grandi spettacoli nei più prestigiosi palcoscenici del tennis internazionale, con prestazioni ai massimi livelli che hanno portato gli amanti di questo sport ad avvicinarsi al fenomeno, al giocatore, all’uomo; già all’uomo, perché è in questo modo che si è dovuto congedare dalla sua passione, lasciando intendere tutte le fragilità fisiche ed emotive che hanno minato la sua leadership, l’impossibilità di proseguire la carriera sportiva con produttività, la necessità di riposarsi.
A metà della scorsa stagione agonistica il fisico ha detto basta
Sono passati più di sei mesi da quel maledetto 12 Luglio 2017 in cui Djokovic si è dovuto ritirare nel match contro Thomas Berdych dopo solo un set di gioco, la condizione fisica non era ai massimi livelli già da tempo, eppure Wimbledon rappresentava un appuntamento troppo importante e andava onorato; nonostante lo sforzo, il gomito fa troppo male, richiede cure adeguate ed un totale distaccamento da qualsiasi altro evento sportivo in programma in stagione. La decisione è irrevocabile quanto sofferta, Nole decide di affidarsi alle cure mediche ed alla totale dedizione alla propria famiglia, in attesa di rientrare nel 2018 con una condizione fisica migliore; Roger Federer fece lo stesso nel 2016, l’approccio dello svizzero deve essere un esempio da seguire, la dimostrazione che se un professionista mostra grande forza mentale, dedizione nel recupero fisico e pazienza da attribuire al suo progetto di recupero, i risultati pronosticabili saranno positivi.
Il duo Agassi / Stepanek per raggiungere nuovi traguardi
I mesi successivi al momentaneo ritiro sono di grande intensità, ma anche molto piacevoli per il campione serbo, per la quale passare le mattinate in compagnia dei figli invece della consueta corsa in palestra, rappresenta una svolta decisamente benefica per lo stato mentale dell’atleta;
La parte tecnica è affidata al duo Agassi – Stepanek, il primo ricopriva già il ruolo di allenatore per la preparazione ai grandi Slam, il secondo sarà il nuovo main coach che affiancherà il serbo nella fase tecnica ed atletica durante l’intera stagione e per quelle successive.
Perché affidarsi proprio al tennista ceco? In fin dei conti, in carriera è sempre stato battuto da Djokovic e nonostante i buoni livelli raggiunti, Stepanek non è mai stato troppo a lungo ai vertici della classifica mondiale; tuttavia Nole vede in lui un tennis divertente, istrionico, un livello tecnico di gioco particolarmente intenso che potrebbe garantire al serbo, quella continuità che sicuramente nella sua carriera sportiva è mancata.
Quindi la qualità atletica e tecnica delle future prestazioni di Djokovic sembra essere assicurata dal team #NoleFam2018; non rimane che trovare la giusta condizione mentale, capire come avere la fame di un tempo e si sa, l’aspetto psicologico necessita di un lavoro ben più intenso e prolungato nel tempo; di certo l’addio a Becker e lo storico coach Vajda nel 2017 ha contribuito a resettare quanto avvenuto in passato, si parte per ricostruire ciò che si è conquistato e si è inevitabilmente perduto.
L’intera stagione 2018 è ancora un enigma
Il tennista serbo ultimamente ci ha tenuto a trasmettere parole che destano tranquillità e danno nuove speranze ai tifosi: Nole sembra recuperato psicologicamente, è calmo, riposato e pronto a rimettersi in gioco con rinnovata energia. La voglia sembra quella vista ad inizi carriera, anche se per avere la massima espressione di gioco – parole dello stesso tennista – ci vorrà del tempo e forse non basteranno i primi mesi dell’anno (almeno ha messo le mani avanti).
La sfida vera riparte dall’Australian Open.
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
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