Gianluigi Buffon, ancora lui al centro. Lascia a 40 anni da protagonista con la gioia del settimo scudetto di fila e l’amarezza di due giornate di squalifica dalle competizioni Uefa che mai sconterà. Si è raccontato qualch giorno fa intervistato da Gerard Piqué per The Players Tribune.
Nel suo discorso con il difensore blaugrana, Gigi ha raccontato dei suoi inizi a Parma oltre che dei suoi primi ricordi con la Nazionale, fino alla consacrazione ai Mondiali del 2006 e la discesa in B con la Juve.
Il 20 maggio Buffon , giocherà la sua ultima partita con la Juventus: omaggiamo la sua carriera sportiva attraverso 7 sue frasi prese da questa conversazione a due:
Debutto a Parma, all’età di 17 anni, contro il Milan:
“Dalla metà degli anni ’90 e per i successivi 10 anni il Parma è stata una delle migliori squadre d’Europa. Quando ho debuttato eravamo primi in campionato, a pari punti con il Milan, che aveva grandi campioni: Baggio, Weah, Savicevic, Maldini. Avevo appena 17 anni e l’allenatore mi di ha detto al mattino che dovevo giocare. Sono orgoglioso nel dire che non avevo paura, anzi ricordo che in quel momento ero molto felice perché era la mia prima chance di mostrare al mondo chi fosse Buffon e che fosse un buon portiere. “
La prima in Nazionale:
“Era già la quinta o sesta volta che il CT Maldini mi chiamava, ma non avevo giocato perché c’erano portieri come Peruzzi o Pagliuca che meritavano di giocare più di me. Ci giocavamo la qualificazione per la Coppa del Mondo di Francia ‘98, a Mosca contro la Russia, dopo 25 minuti, Pagliuca ha chiesto il cambio perché colpito al ginocchio. . Ero entusiasta di giocare, non avevo paura di nulla, ma quando è toccato a me non ero così felice perché nevicava e la partita era importantissima per decidere la qualificazione. Mi sono concentrato sul gioco, la paura mi ha lasciato e dopo 5 minuti la Russia ha avuto una grande occasione e ho fatto una grande parata alla mia sinistra, che mi ha aiutato a entrare bene in partita.
La carriera del calciatore:
“Ci vuole talento ma anche impegno, tanta passione, voglia di soffrire, a volte è molto gratificante perché pochi di noi hanno giocato cinque coppe del mondo, la cosa bella è che ho giocato due coppe del mondo in Europa, una in Asia, uno in Africa e uno in America, mi sarebbe piaciuto giocare il sesto perché sarebbe stato davvero speciale, ma a volte devi sapere come conformarti. ”
Campione del mondo con l’Italia nel 2006:
“E ‘stato pazzesco, sono passati 12 anni e quando guardo quella Francia vedo quanto erano davvero forti; Noi eravamo una squadra senza paura di nessuno e pensavamo di poter battere qualsiasi avversario: ricordo bene che dopo aver vinto la Coppa del Mondo non riuscivamo a essere felici, perché avevamo speso tutto prima e la gioia per quella vittoria arrivò solo successivamente.
Discesa in B con la Juventus:
“Quando ho deciso di giocare in Serie B, l’ho fatto volentieri perché penso che ci siano uomini e giocatori, che hanno la possibilità, prendendo delle decisioni ,di inviare un segnale positivo ai tifosi ed allo sport. Era quello il momento che qualcuno come me mandasse un segnale i giocatori hanno anche sentimenti, ci sono più cose che vanno oltre il denaro e la popolarità … L’ho fatto volentieri e lo rifarei, poi abbiamo vinto la serie B, è stato un anno divertente e dopo due anni molto buoni con un secondo ed un terzo posto, abbiamo invece vissuto delle stagioni pessime dove la Juventus era irriconoscibile. Per qualche anno siamo arrivati sesti o settimi in campionato ed allora mi sono chiesto: “Perché ho preso quella decisione?”. Ma mi sono detto queste cose con calma, sono solitamente positivo e ottimista.
Giocare fuori dal calcio italiano :
“Mi sarebbe piaciuto, perché sono una persona a cui piace incontrare persone, conoscere altri stili di vita, modi di pensare. Ma penso anche che in fondo mi sento molto italiano. L’Italia ha molti limiti, e anche il calcio ce l’ha, ma il Paese che conosco meglio mi fa sorridere e mi piace nonostante i suoi limiti”.
ll ritiro:
“Penso che quando raggiungi la mia età devi valutarlo mese dopo mese, settimana dopo settimana, perché è molto importante per gli atleti come noi, che hanno sempre gareggiato ai massimi livelli: sentiamo sempre il desiderio di combattere. Dare tutto, essere il protagonista, devi anche sentirti fisicamente bene, perché hai il tuo orgoglio, e vuoi farlo bene, sono Buffon e voglio esserlo fino all’ultimo giorno!”
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
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