Usain Bolt, fino all’età di quindici anni, voleva essere un giocatore di cricket.
Gareggiava già con la squadra giovanile giamaicana di atletica, ma il suo reale desiderio era quello di diventare il miglior giocatore giamaicano di cricket, uno sport che onestamente con la Giamaica c’entra poco. Eppure, non c’era verso di togliergli dalla testa questa sua ossessione tanto che il padre lo convinse a prepararsi per il Campionato Mondiale Juniores di Atletica del 2002 con la promessa che, se le cose andavano diversamente da quanto previsto, poteva abbandonare le gare di velocità. Succede invece che vince 2 argenti e poi l’oro con record sui 200 metri.
E’ il prologo di quello che da lì in poi è destinato a compiersi: l’uomo più veloce del mondo sta per cominciare una carriera che lo porterà a vincere 8 ori olimpici e 11 mondiali. E non ho paura di sbilanciarmi nel dire che probabilmente da qui al prossimo secolo sarà stato l’unico atleta capace di vincere l’oro nei 100m e nei 200m in tre edizioni consecutive delle Olimpiadi da Pechino 2008 a Rio de Janeiro 2016, passando per Londra 2012.
Quando nel 2017 lascia le corse mi sono inchinato davanti ad uno degli atleti più leggendari di sempre ed ho sperato che davvero potesse continuare ad alimentare il suo mito con una seconda vita nel mondo del calcio. Ci ha provato, lo sponsor lo ha aiutato, ma la periferia dell’Australia non suscita interesse mediatico neanche se c’è Bolt.
One Jamaican Answer: chi tra Usain Bolt e Bob Marley
La mia generazione ha sempre associato la Giamaica alla figura di Bob Marley ed alla musica Reggae che dal 2018 l’UNESCO ha voluto dichiarare Patrimonio Immateriale dell’Umanità. Bob Marley nasce in un minuscolo villaggio chiamato Nine Mile, dove oggi è stato costruito un mausoleo ed il suo corpo riposa accanto alla sua chitarra.
E’ stato in assoluto un’icona giamaicana ed il personaggio più famoso del suo Paese, o almeno lo è stato fino all’era Bolt (?).
Chi tra Bob Marley e Usain Bolt ha contribuito a veicolare al mondo l’immagine positiva della Giamaica?
Non vedo la necessità di dare una risposta a questo quesito, anche perché si parla di due personaggi che in epoche ed in ambiti diversi hanno entrambi contribuito a mettere la Giamaica sulla mappa delle eccellenze mondiali diventando orgoglio nazionale.
Vi porto però a conoscenza che nel 2016 un sondaggio fatto in diverse città dell’Isola Caraibica per determinare chi fosse l’ambasciatore del Paese nel Mondo, ha visto Bolt superare di gran lunga il padre del reggae. D’altronde ha sempre festeggiato ogni vittoria rimarcando nelle gesta l’attaccamento al suo Paese (che nel 2017 gli ha dedicato una statua), ed è qui che ha voluto organizzare la sua gara di addio.
Qui di seguito, ripercorrendo i tratti salienti del percorso sportivo di Bolt, possiamo provare a cogliere i motivi per cui il velocista potrebbe aver superato la notorietà di Nesta Robert Marley….
Anche Semplice
Usain è nato nel 1986 nella parrocchia di Trelawny, nel comprensorio di una delle regioni più alte della Giamaica, il Monte Ayr a 3000 metri sul livello del mare, dove è cresciuto e ha iniziato a praticare sport. Solo all’età di 18 anni si trasferisce a Kingston per continuare la sua crescita come atleta. Per lui è sempre stato importante il contatto con le sue origini e la sua gente ed, a differenza del cantautore, non ha mai accettato di trasferirsi in Europa o negli Stati Uniti dove poteva garantirsi condizioni di allenamento probabilmente migliori. Il suo rifiuto di lasciare il proprio paese e la propria famiglia oltre che l’impegno in prima persona a valorizzare lo sport giovanile, ha rafforzato la sua immagine agli occhi dei Giamaicani.
Il Primo [inaspettato] appuntamento con la gloria
Bolt arriva alle Olimpiadi di Pechino del 2008 con il ruolo di incognita: gli specialisti dubitano della sua inesperienza e della sua tenuta fisica, considerati gli infortuni negli anni precedenti che ne avevano un po’ offuscato la crescita. Eppure Bolt è un atleta in ascesa, ma nessuno poteva onestamente immaginare così tanto: vince l’oro nei 100 metri piani con un tempo di 9,69 secondi.
Ricordo ancora come ha vinto! Letteralmente camminava negli ultimi 30 metri, ma solo perché si era reso conto di essere irraggiungibile per gli altri. Un approccio che diventerà quasi abitudine nelle sue gare e che lo stesso atleta racconta con la sua solita spavalderia: “Nei primi 30 metri è la mia fase di slancio. Metto in avanti il mio corpo, alzo la testa e continuo a spingere, spingere, spingere. Mi alzo dritto, le ginocchia e le spalle in giù. Raggiungo la mia massima velocità. A 50 metri, guardo a sinistra ed a destra. Inizio a sentire la folla. Ai 60 metri divento una bestia. Negli ultimi dieci, stabilisco se ho vinto, perché nessuno può più raggiungermi”
Quella edizione come sappiamo è da tripletta d’oro, con anche i 200 metri e la 4×100 a squadre.
Il regno di Bolt
Fin dal campionato mondiale di Berlino, Bolt è stato il leader indiscusso dell’atletica leggera mondiale. Solo una volta nel 2010, nella tappa di Stoccolma della Diamond League perde sui 100 da Tyson Gay; mentre ricordo con rabbia e stupore la squalifica ai Mondiali di Daegu per falsa partenza e tutto lo stadio che fischia, perché si perde così lo spettacolo per il quale aveva pagato il biglietto.
Ma al di fuori di queste due eccezioni, ha esteso il suo regno senza battute d’arresto stabilendo tre triplete di ori ai Giochi Olimpici di Pechino 2008 e Londra 2012, oltre che nelle edizioni dei campionati del mondo di Mosca 2013 e Pechino 2015 portando la bandiera della Giamaica trionfante agli occhi del Mondo intero e la felicità nelle case più povere dell’isola. Ha inoltre vinto il riconoscimento di Atleta dell’anno per ben 6 stagioni.
Anatomia di un Campione
Un gruppo di scienziati dell’Università Nazionale Messicana ha scelto per il suo dottorato di analizzare perché Usain Bolt, nonostante le contraddizioni del suo fisico, fosse l’uomo più veloce del mondo. Il lavoro, pubblicato sull’European Journal of Physics, indica che durante la gara in cui stabilisce il suo record ai Mondiali del 2009 a Berlino, il velocista ha raggiunto una distanza di 12,2 metri al secondo, equivalente a una corsa a 44 chilometri all’ora. Ha anche notato che Bolt, nonostante non sia molto aerodinamico (è alto 1 metro e 95), compensa la sua lenta partenza dai box, sprigionando in seguito una forza ed un passo superiori a quello degli altri atleti. Inoltre, il suo stile di corsa dritto in avanti e con il petto in fuori, lo rende meno resistente all’attrito dell’aria, anche quando il vento è contrario.
Non ho ben capito se questi scienziati hanno, in definitiva, detto che Bolt è più forte di qualsiasi legge della fisica…
3 cose che ci mancano di Bolt dopo il ritiro (anche dal calcio)
1. la possibilità di vederlo realizzare il suo sogno di giocare al centro dell’attacco del Manchester United.
2. Non sapere chi arriverà primo ad ogni gara dei 100 metri che vedremo dal 2017 in poi.
3. La pubblicità della Durex e la consapevolezza che a volte essere il più veloce al mondo non è il caso…
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
what do you think?