Gianmarco è figlio d’arte, ma soprattutto è il più grande talento italiano del salto in alto negli ultimi anni.
Ora, l’Italia è un Paese dove siamo tutti calciofili, anzi tutti CT tutti i giorni dell’anno. Poi però quando ci sono gli appuntamenti imprescindibili come Olimpiadi o Mondiali siamo tutti intenditori di Atletica Leggera e super fan di Franco Bragagna che ce la racconta!
Il salto in alto è uno sport dove fai fatica sempre, e dove non hai una seconda occasione per fare una buona prima impressione. Lavori tutto l’anno sul fisico e sulla testa per farti trovare pronto a quei pochi appuntamenti dove davvero puoi dimostrare al Mondo di essere qualcuno. Di essere forte, di essere uno specialista.
Gianmarco ha strizzato sempre l’occhio al Basket di cui è appassionato ed è se vogliamo ancora un campione inespresso in quello che lui sa veramente fare, saltare.
Tamberi è oggi un libro di record ancora da scrivere, con la cartolina di Tokyo 2020 lasciata appositamente in bianco. Il salto perfetto, quello per la medaglia d’oro olimpica, è programmato per la trasferta giapponese. Intanto, tra un allenamento e l’altro, Gianmarco non smette di cercare il contatto con i propri tifosi, immancabili ad ogni meeting a cui l’atleta partecipa.
La storia di un predestinato
A soli 23 anni, Gianmarco Tamberi diventa il primo atleta italiano a saltare 2.37 metri. Nella stagione successiva, il campione di Civitanova Marche riesce nell’impresa di eguagliare prima e superare poi il suo stesso record, portando l’asticella a 2.39 metri.
Siamo a Luglio del 2016 al Meeting di Montecarlo e mancano 20 giorni alle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Gianmarco ci sta arrivando in splendida forma. Sorride, si esalta e va sempre più in su, più in alto come un italiano non ha mai fatto prima.
Montecarlo è l’ultimo test serio prima dei Giochi e tutti noi calciofili sappiamo che esiste un italiano che finalmente punta una medaglia in una disciplina che solitamente non ci vede protagonisti. Roba alla Sara Simeoni che prende il Bronzo a Mosca 1980 ma probabilmente anche per via del boicottaggio del fronte occidentale verso il Regime Comunista (Gli Usa nel 1980 non partecipano).
Quella sera di Montecarlo, nella stessa gara cerca l’attacco a 2.41 metri, a fronte di una determinazione non comune. Quella forza di volontà innata finisce però per tradirlo, e quella che doveva essere la sua serata di gloria si trasforma in un incubo ad occhi aperti..
“Lesione al legamento deltoideo” è la volgare lettura della diagnosi che comporta 4 mesi di stop costringendolo a guardare le Olimpiadi di Rio de Janeiro dal divano di casa.
Eppure proprio il 2016 è stato l’anno in cui Gianmarco mostra non solo all’Italia ma al mondo intero la sua formidabile classe, che lo porta a conquistare la medaglia d’oro europea ad Amsterdam, appena una settimana prima di Montecarlo, ed il successo ai Mondiali indoor di Portland. Tutto porta a Rio, dove sono in programma le Olimpiadi, ma il destino ha voltato le spalle al campione marchigiano proprio sul più bello. Il ragazzo di Civitanova è oggi in debito con il destino, lo stesso che lo porterà fra meno di due anni sulla pedana di Tokyo, la capitale giapponese sede dei prossimi Giochi Olimpici.
Il ritorno dopo l’infortunio
La costante della vita sportiva di Gianmarco Tamberi si chiama determinazione, quella che ha permesso all’atleta delle Fiamme Gialle di tornare ad allenarsi ancora più duramente di prima a seguito di quella sciagurata serata. Sette giorni trascorsi a piangere, dopo che il sogno cullato da bambino si sgretola sotto i tuoi occhi nella serata del record nazionale, vengono cancellati dalla voglia di tornare più forte di prima.
Un percorso reso possibile anche grazie all’affetto di migliaia di italiani che si sono stretti accanto a Gianmarco nelle ore immediatamente successive all’infortunio, incoraggiandolo nell’inseguire il sogno della medaglia d’oro olimpica in vista di Tokyo 2020. Il ritorno alle gare dell’altista azzurro coincide con i Mondiali del 2017 svoltisi a Londra, dove Gimbo viene escluso dalla finale saltando un onesto 2.29. Agli Europei 2018, Gianmarco riesce finalmente a giocarsi la finale, dove ottiene un confortante quarto posto, nonostante la misura (2.28 metri) sia inferiore di 11 centimetri rispetto al record nazionale fatto segnare due anni prima a Montecarlo.
Tra NBA e #halfshave
Prima di saltare in pedana, Gianmarco Tamberi aveva in testa soltanto la palla a spicchi del basket. Ancora oggi però Gimbo nutre una smodata passione per il campionato di pallacanestro statunitense (NBA), tanto da avere un canestro da basket dentro la sua abitazione appena sopra il televisore.
Gianmarco è stato il primo saltatore di livello internazionale a trasmettere o comunque a cercare un elemento di spettacolarizzazione del gesto tecnico in pedana. Esattamente quella spettacolarità tipica dell’universo NBA dove oltre al gioco si fa anche intrattenimento.
Non è un caso se sia uno degli altisti più amati. Merito anche di quella barba a metà, quel tratto distintivo con cui è solito presentarsi il giorno della finale, gesto scaramantico che lo accompagna dagli Assoluti di Bressanone del 2012, competizione dove saltò 2.25 metri migliorando il proprio personale di 11 centimetri: “Devo essere solo con la porta chiusa quando lo faccio. È l’ultima cosa che faccio prima di una finale” .
Da allora, Half-shave è divenuto non soltanto il suo soprannome ma anche un hashtag. Se anche i giapponesi saranno trascinati dall’hashtag #halfshave, per Gimbo e l’Italia tutta sarà un promettente indizio destinato magari a trasformarsi in oro.
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
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