“Per il tifoso italiano, l’arbitro è sempre corrotto fino a prova contraria”
Nell’estate del 2006 succede che abbiamo visto il calcio italiano perdere tutto il rispetto, la credibilità e l’orgoglio malgrado avessimo il titolo di campioni del mondo in carica. Fu uno shock ed era difficile dare un senso alle cose. Come scriveva juvefc.com “Ho visto una squadra vincere titoli in campo e non ricordo di aver ricevuto alcun trattamento preferenziale dagli arbitri”.
Capire Calciopoli
Difficile stabilire tutta la trama di un copione quasi hollywoodiano. Simpatizzanti ed hater hanno contribuito negli anni a riscrivere una tesi delle parti con due filoni contrapposti: da un lato la verità delle sentenze processuali contrapposta però ad un indirizzo accusatorio per molti sembrato troppo a senso unico per punire unicamente la Juventus. Ad un certo punto della storia è sembrato che la Juventus (ed in misura minore le altre squadre coinvolte Milan, Fiorentina, Lazio e Reggina), maneggiasse partite ed arbitri a proprio favore, il tutto però alle spalle di Angelo Moratti, presidente dell’Inter.
Il tifoso medio, che notoriamente pensa in modo molto banale, si è sentito legittimato a pensare che alla fine di tutto Calciopoli conferisse a Moratti un ruolo quasi da “scemo del villaggio” incapace di capire come alle sue spalle si stesse consumando la più nera delle pagine del calcio italiano. Onestamente è persona troppo intelligente Moratti per essere relegato a questa posizione e, le prescrizioni dell’Inter, hanno di fatto alimentato le voci su due pesi e due misure.
L’istanza di Calciopoli, comunque in definitiva, ha portato alla luce tutta la corruzione che aleggiava in quegli anni nel calcio italiano quando la Juventus di Moggi e Giraudo, si destreggiava con schede e telefonini per modificare deliberatamente l’esito delle partite indirizzando così l’esito dei campionati agli inizi degli anni 2000. Alla Juve è spettata la sentenza punitiva più importante ovvero la retrocessione in Serie B oltre alla revoca dei titoli nazionali vinti nelle stagio 2004-2005 e 2005-2006.
Le Grandi Anime Soffrono in Silenzio
La Juve in Serie B era decisamente fuori qualsiasi contesto. Alla fine i numeri hanno detto che tutto è andato come doveva andare, ma catapultare una realtà come la società di Torino in un ambiente come quello della serie B è come osservare l’impatto del meteorite che portò all’estinzione dei dinosauri. C’erano crateri dappertutto.
Per tutto il torneo, sul piano calcistico, la Juve è stata ovviamente superiore nella qualità degli uomini e del gioco. Non è difficile immaginare come agli occhi di quei campioni tutto sembrasse piccolo. Tutto: i campi, gli avversari, la gloria e la vittoria stessa del campionato. Al contrario, per tutte le realtà di quella Serie B, il potersi cimentare contro quella squadra giocando contro calciatori di livello mondiale, ha rappresentato il picco più alto di tante anonime carriere di quella serie B.
Tutti vedevano una cosa più grande di loro e tutti coloro che giocavano contro la Juve ne volevano lo scalpo: squisitamente per la loro gloria personale.
Tutte le partite contro la Juve hanno avuto una forte carica agonistica sia sul campo che fuori. Anche gli arbitri, a voler pensar male, sembravano quasi desiderosi di vendicarsi degli anni precedenti e delle minacce subite da Moggi. Sembrava avessero un approccio duro nei confronti di quella squadra che chiude il campionato con un passivo di 8 cartellini rossi e Buffon si fa espellere per la prima volta in carriera.
E’ stata questa la B per la Juve, una costante convivenza con un clima di stress e tensione sia interna che esterna.
La squadra alla fine è implosa poiché nulla era sereno. Una specie di “sindrome di burnout” ossia uno stress prolungato, acuto e costante, che comporta una sofferenza psico-fisica che si manifesta con paura, ansia, insicurezza, timore di perdere il controllo su se stessi e su ciò che vi è attorno.
Gli ultimi mesi della Juventus in Serie B sono stati infatti caratterizzati anche da scontri interni tra figure chiave della squadra. Didier Deschamps, l’allenatore che ha pianificato con diligenza tattica ed educazione l’immediato ritorno della Juve in serie A, si è dimesso ad obiettivo raggiunto poiché in conflitto con il direttore sportivo Alessio Secco.
Anche Trezeguet sfoga tutta la sua frustrazione nel festeggiare il suo 15° gol in stagione. Ma in generale tutte le stelle di quella squadra verso la fine della stagione mostravano ansia poiché in vista del futuro cominciavano a sentirsi poco apprezzati malgrado il loro grande gesto di lealtà.
Eppure è da quella serie B che si mettono le fondamenta della moderna Juventus. Se oggi la società di Torino, rispetto al passato, ha visto aumentare il grado di simpatia dal bacino dei cosiddetti tifosi neutrali è proprio per questo viaggio in Purgatorio o meglio per tutte le pagine poco chiare di Calciopoli e per aver toccato il fondo. D’altronde a chi non piace la classica storia dell’ingiustizia e dell’eroe che tocca il fondo per poi risalire.
Da lì la Juve negli anni a venire è stata in grado di rinascere fino a diventare una delle due squadre che annovera in rosa uno dei due fenomeni del calcio mondiale.
Il Delle Alpi non esiste più anzi c’è uno stadio di proprietà. E dal campionato 2011-2012 in poi è riuscita nell’impresa di vincere 8 scudetti di fila.
La famiglia Agnelli da sempre quando si parla di calciopoli assume una posizione rigida come se le colpe inflitte alla Juve siano state superiori rispetto alle altre squadre. Ma in generale esiste una fetta di opinione pubblica che per effetto di questa discesa negli inferi ha cambiato in quegli anni atteggiamento guardando alla Juve con più simpatia rispetto al passato. Non perchè il purgatorio della B avesse di fatto espiato un peccato capitale, quanto piuttosto ha portato la Juve su un piano più terreno quasi popolare coinvolgendo tutti quelli che hanno visto nelle ceneri della Juve un nuovo Davide che combatte un nuovo Golia. Ma alla fine chi vince sempre è antipatico, ecco perchè la Juve oggi è di nuovo la squadra antipatica che era prima di calciopoli. La loro missione l’hanno compiuta.
Quel Viaggio in Purgatorio
Mentre la Juve scendeva negli inferi c’era una squadra di caratura mondiale che si sbriciolava in piccoli granelli di polvere.
Eppure solo pochi mesi prima ben 8 titolari di quella Juventus erano scesi in campo nella Finale del Campionato del Mondo di FabioGrossiana memoria che portò Fabio Cannavaro addirittura a vincere il Pallone d’Oro. Proprio lui insieme a Mister Capello ed al Puma Emerson, dopo la sentenza, prendono la via di Madrid depredati dal Real. In Spagna vanno anche Zambrotta e Thuram sponda Barcellona, mentre si accasano all’Inter altri due pezzi da 90 come Ibrahimovic e Patrick Viera. Tutte le cessioni si consumano nel caos societario e per espressa volontà dei calciatori che sono nel pieno della loro maturità professionale e non intenzionati a perdere il ruolo di star del calcio mondiale.
In questa storia di perdite patrimoniali e vergogna c’era però ancora spazio per il sentimento e l’appartenenza: c’è infatti un gruppo di talenti di livello mondiale che, malgrado potessero scegliere di andare via, invece giurano amore eterno ai colori bianconeri accettando di scendere in B per recuperare l’onore perduto di una Vecchia Signora.
Del Piero, Buffon,Nedved, Camoranesi ed anche David Trezeguet decidono infatti di affrontare il palcoscenico del nulla andando a solcare i campi della periferia del calcio professionistico italiano.
La Juve è riuscita così a mantenere un’ossatura di 5/6 stelle a cui affiancare un manipolo di giovani provenienti dal vivaio (tra cui uno sconosciuto Claudio Marchisio) ma anche gente esperta proveniente dalla serie A come Tudor, Bojinov, il miglior Marchionni, Giannichedda o l’ex Bayern Monaco Kovac. Didier Deschamps è chiamato invece come tecnico emergente visto il suo passato da calciatore ed il DNA bianconero.
Rimini-Juventus è stata la prima storica partita dei bianconeri in serie B. Un pareggio per 1-1 che fa capire come alla squadra che niente sarebbe stato semplice soprattutto con i 30 punti di penalizzazione come handicap con cui convivere.
La mezza figuraccia di Rimini impone concentrazione e tutti fanno quadrato: parte un filotto di ben 8 vittorie consecutive con un solo gol subito. Poi un nuovo pareggio contro il Napoli che è l’antagonista principale e finirà secondo, quasi a voler anticipare i tempi guardando oggi agli ultimi campionati dove la squadra azzurra si è ritagliata il ruolo di antijuve in Serie A.
Il 13 Gennaio 2007 è invece la prima sconfitta stagionale a Mantova cui riesce davvero un’impresa da Davide contro Golia. Ma il campionato è di fatto una passerella per una squadra fuori contesto cui, complice anche la riduzione dei punti di penalità dagli iniziali -30 ai -9, riesce l’impresa di vincere il campionato con 3 giornate d’anticipo.
85 punti in classifica, frutto di 28 vittorie, 10 pareggi e 4 sconfitte; 83 gol fatti e 30 subiti. Del Piero e Trezeguet 35 reti in due con il capitano che vince anche il titolo di capocannoniere del torneo (20).
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
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