RIVALITA’ D’EPOCA
Il 5 luglio 1980 a Wimbledon la storia del tennis ha subito uno scossone tale che ancora oggi gli appassionati di tutto il mondo ne subiscono le conseguenze, come se quello fosse stato il Bing Bang e successivamente si sia andata propagando l’onda lunga del tennis.
A Wimbledon andavano in scena due dei tennisti più forti di sempre, Björn Borg e John McEnroe, che hanno dato vita a una delle rivalità più avvincenti della storia del tennis e dello sport in genere.
La rivalità si è consumata in soli 4 anni, dal 1979 al 1983, e conta 14 incontri con 7 vittorie a testa, ma è stata capace di incendiare il cuore di tutti i tifosi. Sembra abbia persino consumato Borg, che avrebbe appeso la racchetta al chiodo a soli 26 anni.
IL TIE-BREAK DEL SECOLO
Quella che si è consumata a Wimbledon nel 1980 è entrata a far parte dell’immaginario collettivo come la partita del secolo.
Quasi quattro ore di incontro seguite con il fiato in sospeso e addirittura in apnea in occasione dei sette match point annullati.
McEnroe domina per un’ora e dieci minuti, vincendo il primo set e sprecando quattro palle break nel corso del secondo set. Un punto e sarebbe andato dritto verso il trionfo, un rovescio comodo e questa partita sarebbe stata ricordata come una finale qualsiasi. Borg si aggiudica il secondo e il terzo set, quest’ultimo scivola via così velocemente che l’incontro sembra destinato a chiudersi in un paio di ore. Fino al 5-4 del quarto set: sul punteggio di 40-15 McEnroe neutralizza i primi due match point e strappa il game con colpi da cineteca.
I due campioni servono a zero e vanno al tie-break: una epocale girandola di 34 punti in cui Borg annulla 7 set point e McEnroe 5 match point. Il tie-break finito sul punteggio di 18-16 in favore di McEnroe è forse la mezzora più seguita e celebrata della storia del tennis.
Decenni più tardi l’americano avrebbe confessato che con la vittoria del tie-break era convinto di aver demotivato lo svedese e che lo avrebbe battuto facilmente al quinto set. La storia racconta altro: a detta sua, Borg ha un atteggiamento mentale incorruttibile. Ma ugualmente, alla stretta di mano finale Borg appare distrutto, vincitore ma vinto.
Borg fu scalfito dall’imprevedibilità di McEnroe, quest’ultimo fu tormentato dalla freddezza con cui lo svedese conduceva le danze, il pubblico fu ammutolito tanto dal silenzio ingombrante dell’uno quanto dall’irruenza dell’altro.
“YOU CANNOT BE SERIOUS”
La parabola discendente dello svedese inizia così, dalla vittoria nell’incontro più bello e celebrato della storia del tennis. Come se il meccanismo perfetto dell’uomo di ghiaccio sia stato danneggiato irreparabilmente dal fuoco americano. Il canto del cigno sarebbe andato in scena sempre a Wimbledon, l’anno successivo.
Proprio a lui, Borg, che ha rivoluzionato il tennis con i suoi rovesci a due mani e i colpi che estendevano virtualmente il campo, il re indiscusso cui un americano “controrivoluzionario” avrebbe dato lo scacco matto. Il tie-break del secolo, in occasione della citata finale del torneo di Wimbledon (al quarto set) è considerato l’apoteosi del loro antagonismo, poco importa che fu lo svedese ad aggiudicarsi il torneo
Agli occhi dei tifosi segna uno spartiacque nella storia del tennis. Come gli scacchi in quegli anni erano alimentati dalla rivalità tra il razionale Karpov e il geniale Kasparov, così sulla scacchiera del tennis si incrociavano i colpi di Borg e McEnroe.
Se lo svedese è stato un regolarista calcolatore, l’americano è stato genio e sregolatezza; uno era di poche parole, l’altro era irascibile e indulgeva in gestacci e siparietti: celebre il suo “you cannot be serious“ riferito agli arbitri e talvolta gridato al pubblico.
Borg McEnroe – il Film
L’incontro epico del 1980 è stato immortalato dal biopic “Borg McEnroe” diretto da Janus Metz Pedersen e interpretato da Sverrir Gudnason (Borg) e Shia LaBeouf (McEnroe). Più che sul campo, la partita si gioca nelle teste tormentate degli atleti e tra due personalità apparentemente così diverse tra loro. L’espediente del flashback, usato sapientemente, consente di rileggere la finale di Wimbledon alla luce di tutto ciò che i due campioni hanno fatto per arrivarci. Il risultato sarà gradito anche da chi conosce l’esito della partita, perché la pellicola è incentrata sugli irrisolti conflitti interiori dei protagonisti, mentre la partita è narrata con delicati tocchi impressionistici.
A tratti il racconto ricorda “Federer come esperienza religiosa”, il saggio di David Foster Wallace sulla finale di Wimbledon 2006. Il film “Borg McEnroe” parte da Wimbledon 1980 per esplorare il cammino interiore dei due campioni. Perfetti opposti agli occhi degli altri, sono invero più simili di quanto s’immagini. L’uno eroe per l’altro, come hanno confessato recentemente.
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
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