I campi avversari sono facili soltanto quando si vince… [ E. Fascetti]
Ha detto di sè stesso di essere testardo, ambizioso ed onesto. E’ arrivato a dire, da allenatore, che non sa che farsene di grandi giocatori.
Ha persino minacciato che l’infarto lo fa venire agli altri con quello che gli dice lui piuttosto che farselo salire tenendosi dentro le cose.
Per i suoi modi di fare e di dire gli hanno dato del fascista e lui ha sempre risposto, senza confermare, di “non essere uno di sinistra, salvo quando guardo la classifica dove mi piacerebbe stare da quel lato” e pare che, nel periodo romano in cui allenava la Lazio, qualcuno si divertiva a fargli trovare nella cassetta delle lettere il quotidiano “L’Unità”.
Il nome di Eugenio Fascetti evoca ricordi di un uomo dai modi semplici, dal forte e genuino accento toscano, che tutto emanava tranne l’idea di uno stratega di calcio. Eppure è l’uomo che ha portato il Lecce per la prima volta in Serie A e con quello stesso Lecce già retrocesso nella stagione ’86 vince a Roma all’ultima giornata in quel drammatico epilogo che consegnò lo scudetto alla Juve a discapito degli stessi giallorossi Romani. A Bari ha fatto grandi cose ma probabilmente sono i tifosi della Lazio a non poter dimenticare il nome di Fascetti.
MEGLIO PESCIAIO CHE LUCCHESE
[l’Onesto]
Il personaggio è complicato, conosciamolo meglio:
E’ il campionato di Serie A 1999/2000 ed a Bari i galletti di casa affrontano il Torino di Mondonico.
C’è un’azione di gioco tra il granata Diawara ed il capitano pugliese Garzya che sfocia in un accenno di rissa subito sedata. Notevole la dichiarazione di Fascetti a fine partita “Il negro, Diawara ha sputato in faccia a Garzya, e magari lo sputo poteva anche essere infetto. Ma perché non se ne stanno a casa loro, ‘ sti negri?”. Si saprà poi che lo sputo non c’è mai stato…
Negli anni di Lucca in serie B nelle stagioni dei primi anni ’90, dopo una sconfitta in casa si presenta davanti ai giornalisti abbastanza affranto in viso. Qualcuno lo contesta e lui si scansa dal giornalista per affrontare l’altro in un duello rusticano che al posto della spada ha l’idioma toscano perfettamente affilato. Il tutto è ripreso dalla telecamera e l’allora trasmissione Mai Dire Gol ci regala un video che oggi sarebbe virale come pochi.
Per fortuna c’è questo documento a tenere vivo il ricordo
MITT A CASSAN
[il Testardo]
Sostanzialmente, Fascetti è associato ad un concetto a dire il vero non proprio positivo (almeno all’epoca) del cosiddetto “Casino Organizzato”. Una teoria secondo la quale tu vedi un gran caos in campo ed invece poi scopri che il tutto è frutto di schemi predefiniti, di tattiche provate in allenamento e rese possibili dal forte spirito di sacrificio cui i suoi giocatori erano chiamati. Detta così ricorda molto il modulo 5-5-5 del suo collega Oronzo Canà ed ovviamente sto estremizzando il concetto.
Il 18 dicembre del 1999 è una data che tutti ricordiamo. E’ infatti in questa estasi tattica che Fascetti decide di affrontare un delicato posticipo di campionato contro l’Inter, schierando il Bari con un giovanissimo Antonio Cassano che si ambienta talmente bene e sigla un gol facilissimo: uno stop a seguire di tacco, un tocco di testa ed un dribbling che libera il destro a bucare Peruzzi. E grazie a quel gol, ed all’ intuizione dell’allenatore di schierare un adolescente al centro dell’attacco, Cassano diventa ricco e si costruisce una carriera. Proprio quell’Inter di cui Fascetti è tifoso!
E’ sempre un piacere rivederlo soprattutto con la maliconica radio cronaca di Gentili:
L’EROE DEL MENO 9 – Chiedi ad un laziale chi è stato Fascetti
[l’Ambizioso]
Nell’Estate del 1986 la Lazio rivede i fantasmi del passato (del 1980 ndr.) poiché resta coinvolta in un nuovo filone di calcio scommesse con un suo tesserato. Alla retrocessione dalla A alla B maturata sul campo, la sentenza per responsabilità oggettiva recita retrocessione in Serie C. Il ricorso in Appello gli garantisce però la serie cadetta ma con 9 punti di penalizzazione.
La squadra biancoceleste riparte da Eugenio Fascetti reduce anch’esso dalla retrocessione con il Lecce.
La cavalcata della Lazio è letteralmente epica considerando anche che i punti in palio a partita erano ancora 2 in caso di vittoria. Alla 28ma giornata la Lazio è tredicesima con 25 punti in classifica che diventerebbero 34 se si sommassero i 9 di penalizzazione e la squadra sarebbe addirittura prima in classifica da sola.
Questa stessa squadra conquisterà la promozione diretta l’anno successivo, tornando in serie A e Fascetti lascia subito dopo in piena polemica con il presidente, reo secondo lui di voler vendere i pezzi migliori della rosa.
Il Vecchio e il mare
Ormai da anni Fascetti è fuori dal calcio e si gode la Versilia, a Viareggio dove è nato nel lontano 1938. Una lunga carriera e l’invidiabile record che ancora gli appartiene: 5 promozioni dalla B alla Serie A in 10 anni Lecce (1984-1985), Lazio (1987-1988), Torino (1989-1990), Verona (1990-1991) e Bari (1996-1997).
Tutte squadre che giocavano con il Libero staccato…
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
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