Confesso un segreto: il mio mondo è leggermente diverso da quello che abiti tu.
Nel mio mondo il calcio è una scusa per raccontare storie. Ci sono tifosi, calciatori, stadi, squadre e, poi, ci sono anche quelli che ci han fatto ascoltare un calcio così tanto lontano da non poterlo ricordare. Pensaci: Inghilterra-Argentina ai mondiali messicani del 1986 e che poi vuol dire Mano de Dios e Gol del Secolo cioè due dei gol più famosi dell’intera storia del calcio concentrati nella stessa partita.
I 70 secondi del Secolo
Proprio come nel jazz, quando il pianoforte è muto, arriva l’assolo del sassofono. L’immagine di Maradona che prende palla a centrocampo per poi scartare tutta la squadra inglese fino a realizzare quello che verrà dichiarato il gol del secolo, sembra proprio un’orchestra di Jazz. Il pianoforte Maradona parte in una muta apnea lasciando il posto al sassofono, o meglio alla voce: quella di Victor Hugo Morales.
L’iconica serie di parole, aggettivi e sostantivi con cui il telecronista racconta i 70 secondi che Maradona impiega per mettere in rete il Gol del Siglo ed esultare, sono esse stesse diventate un saggio di giornalismo sportivo. E’ una Poesia, non solo per l’estetica delle parole, ma per come quelle si conficcano nel cuore del telecronista mentre il cuore stesso spinge per salire in gola.
Quello di Hugo Morales era un cuore che stava per esplodere, trasmettendo in diretta per un Paese intero che lo ascoltava come se da quello che diceva dipendesse il futuro di tutto il genere umano.
Settanta secondi per raccontare che sul campo c’è un aquilone cosmico e chissà da quale pianeta arriva; che c’è un paese il cui territorio si sta trasformando in un pugno chiuso che esulta contro gli inglesi. Che c’è un Dio da ringraziare per aver creato Maradona il quale ha a sua volta creato la giocata migliore di tutti i tempi. È così che Hugo Morales e Diego si sono incontrati, senza vedersi, quel pomeriggio dell’86 per rimanere indelebili nella memoria collettiva anche di chi, come me, quel giorno non era nemmeno ancora nato.
L’eternità in due gol
L’intero primo tempo di Inghilterra-Argentina ’86 lo puoi passare a guardare Diego andare avanti e indietro con la palla. Concentrarsi su di lui vuol dire capire quanto il calcio dell’epoca fosse molto diverso da quello contemporaneo: un gioco certamente meno estetico e probabilmente più concreto e ruvido.
E’ facile innamorarsi di quei primi 45 minuti nel vedere le mosse del miglior giocatore del mondo che in quella partita prende a calci gli inglesi in un’estasi di passione e rabbia collettiva.
Gli stessi inglesi così impotenti davanti a lui ma non così leggeri verso gli argentini durante la guerra delle Falkland/Malvinas pochi anni prima. Senza voler entrare nel dettaglio politico della questione, va detto però che quella non è emotivamente una partita normale, soprattutto per gli Argentini.
Lo stesso Maradona, nella sua autobiografia, “Il Diego della Gente” ricordando la mano de dios, lo definisce un tocco fatto dal volere di Dio per punire gli inglesi che avevano ucciso così tanti argentini alle Malvinas.
E’ così che inizia il secondo tempo, con il gol di mano di Maradona. Perchè Diego è sempre stato genio e sregolatezza ed ha giocato così come ha vissuto. Pensando alla vita di Maradona non mi sorprende che la mano de dios ed il gol del secolo siano entrambi due distinti momenti della stessa partita. 4 minuti separano infatti i due gol più famosi dell’intera storia del calcio.
Quando “El Negro” Enrique prende la palla in mezzo al campo per consegnarla al 10, già si sa cosa sta per succedere. Maradona inizia a correre con la palla portando a spasso gli inglesi, uno di loro cerca di atterrarlo, ma quando ci prova Diego è già a tre metri di distanza. Nessuno può fermarlo e neanche Shilton può impedire a Víctor Hugo Morales di urlare nel microfono della radio la sua Poesia.
In quest’opera Maradona è eterno
Da quel momento in poi il calcio ha un’altra prospettiva: non si gioca solo per il successo ma anche la vendetta vuole la sua parte. Quante volte lo abbiamo sentito dire che il calcio non è solo un gioco.
Qui, nel mio mondo, c’è anche l’Argentina dove la gente beve il mate mentre il calcio è la passione delle folle. Ci sono tempi di guerra e tempi di pace, drammatiche crisi economiche e pandemie ma, senza Maradona, il futbol che conosciamo non sarebbe davvero così bello. Pensaci
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
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