Re Zlatan è tornato. Dopo ben sette lunghi mesi lontano dai campi da calcio, Zlatan Ibrahimovic è tornato a calcare il terreno verde per un quarto d’ora al posto del compagno di squadra Martial, nella sfida di Premier League contro il Newcastle, quando il risultato era già ampiamente acquisito e fermo sul 4 a 1.
Un ritorno che non solo dà qualità e quantità al Manchester United impegnato su tre fronti ma anche fiato in più a Lukaku.
Lo svedese si è mosso bene dimostrando di aver recuperato da un brutto infortunio quale è la rottura del legamento crociato.
Sono passati esattamente 7 mesi da quel 20 aprile nella gara di ritorno di Europa League (poi vinta dal Manchester United) contro l’Anderlecht, che vide Ibrahimovic atterrare male dopo un colpo di testa, provocando una flessione innaturale del ginocchio destro che comportò la rottura dei legamenti crociati anteriore e posteriore. La prognosi, a causa della sua mole e della gravità dell’infortunio era di circa 9 mesi.
A quel punto l’età del giocatore e il contratto avviato verso la scadenza lo gettarono al centro di innumerevoli rumors che lo davano lontano dal calcio europeo se non vicino ad un prematuro ritiro. Molti erano pronti a scommettere che fosse andato in Cina oppure nella MSL in U.S.A. e invece ha stupito tutti con il rinnovo del contratto con i Red Devils per un altro anno, tornando a disposizione di José Mourinho che ha sempre creduto in lui.
Zlatan Ibrahimovic è sempre stato un grande professionista del mondo del calcio, e grazie alle sue doti fisiche, prima di questo infortunio, ha saltato solo dodici giornate negli ultimi 5 anni. Tutto questo ricoprendo sempre un ruolo di prima scelta all’interno della rosa e giocando da titolare inamovibile tutte le partite, in squadre costantemente impegnate su tre fronti come campionato, coppa di lega e coppe europee. Questo infortunio è stato di sicuro il più lungo stop che lo svedese ha subito (ben 212 giorni) dopo il problema al tallone d’Achille nel settembre del 2014 mentre militava nel Paris Saint-Germain che lo ha tenuto fermo per 45 giorni.
Non è da tutti di certo rientrare in forma dopo un problema così serio all’età di 36 anni.
Ai microfoni, dopo lo scampolo di partita contro il Newcastle, lo svedese ha affermato, con la sua solita ironia tagliente, che “i leoni recuperano in maniera differente dagli esseri umani”, dando ancora una volta segno di non aver perso quella determinazione e quel carisma che lo hanno sempre contraddistinto.
Il ritorno di Zlatan Ibrahimovic non è solo una bella notizia per il mondo del calcio in generale, ma lo è soprattutto per il Manchester United, la squadra più tifata del mondo, che recupera un uomo che non dà solo qualità ed esperienza al reparto offensivo, ma con la sua presenza riempie di consapevolezza e di sicurezza tutti i compagni di squadra.
Anche lo Special One, José Mourinho, in conferenza stampa, ha espresso la sua felicità per il ritorno di Ibrahimovic, appellandolo come un leone ed un guerriero, che grazie alla sua rabbia agonistica ha potuto recuperare la condizione a tempo di record considerando nonostante la sua età.
Personalità ed Ego fuori dal comune
Ibrahimovic è sempre stato un personaggio che ha creato un’immagine di sé che mischia il sacro ed il profano. Un calciatore che ostenta, come mai nella storia del calcio, una sicurezza ed una spavalderia che gli hanno sempre dato ragione. Molte volte si è paragonato a Dio dicendo che non si ritirerà mai zoppicando ma solo a modo suo anche a costo di camminare sull’acqua. Aneddoti parigini raccontano delle sue parole tranquillizzanti verso il mister Carlo Ancelotti alla prima panchina del PSG. Zlatan gli chiese “Credi in Gesù Cristo?“. “Sì“, rispose Ancelotti. “Allora credi in me, e rilassati“. Il PSG portò i 3 punti a casa con una vittoria di misura per 1 a 0 con goal di Blaise Matuidi su assist di Ibrahimovic.
Il protagonismo e il narcisismo di Re Zlatan lo ha visto protagonista anche quando è approdato al Manchester United, con il passaggio di testimone da parte di Eric Cantonà. Il francese gli scrisse: “Può esserci solo un Re a Manchester. Tu potrai essere il principe, se lo vorrai. Il Re è andato, lunga vita al principe!”. La risposta di Ibrahimovic non si è fatta attendere: “Ammiro Cantona e ho sentito quello che ha detto. Ma io non voglio essere il Re di Manchester. Io sarò il Dio di Manchester”. Nessuno di noi dimenticherà l’immagine pubblicata dallo svedese dopo l’ultimo rinnovo con i Red Devils, che ritraeva lui nei panni del Cristo, che stringeva la mano al diavolo, simbolo storico del club di Manchester. Insomma, Zlatan Ibrahimovic è tornato e tutti sappiamo che farà ancora parlare di sé per altre lunghe stagioni.
Ha senso sperare di ritrovarcelo al Mondiale di Russia 2018?
Ora, per dirla alla Marzullo, la domanda che ci sorge spontanea è se ci sarà questo lieto fine che tutti ci aspettiamo. Stiamo parlando ovviamente di un suo grande e clamoroso ritorno con la maglia della nazionale svedese dopo che ha ottenuto la qualificazione ai mondiali di Russia (proprio a scapito dell’Italia).
Fossimo in Italia, ci sarebbe già da ora una sommossa popolare per rivederlo subito in nazionale a guidare da capitano l’ultima competizione di livello che potrebbe permettersi vista l’anagrafe.
Noi siamo quelli di Roberto Baggio nel 2002, la cavalcata del recupero dal grave infortunio e Trapattoni che lo lascia a casa malgrado tutti lo volevano al Mondiale e probabilmente, avesse giocato titolare, l’avrebbe anche meritato. Siamo però nella fredda Svezia, dove nel 2017 eleggono Granqvist giocatore nazionale dell’anno…
A detta dello stesso Zlatan, un ritorno è molto improbabile dato che la sua storia con la Svezia l’ha fatta e l’ha conclusa. Inoltre secondo lo svedese, da quando lui non c’è più, la sua nazionale sta giocando senza pressioni oltre che mediatiche anche da parte dei tifosi. Questo non può che giovare alla nazionale svedese, che come abbiamo visto (nostro malgrado) non vanta un progetto tecnico ambizioso ma è però libera di esprimere il suo calcio con una certa spensieratezza. [la speranza] Tuttavia Zlatan non esclude del tutto un ritorno visto che nella sua carriera sono state poche le occasioni a livello mondiale per portare la sua nazionale verso traguardi importanti, e giocare un mondiale in Russia sarebbe comunque un’esperienza magnifica ed irripetibile oltre che l’ultimo canto del cigno. D’altronde Zlatan è un vero e proprio eroe del calcio svedese detenendo il record di 116 presenze e 62 gol.
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
what do you think?