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Calcio Cultura & Calcio Argentino

L’influenza italiana nella Nazionale Argentina

La Nazionale di Scaloni si dimostra competitiva ed identitaria presentando un progetto tecnico finalmente solido ed interessante per i canoni del calcio sudamericano. Un’idea di calcio influenzata dal gioco all’italiana, vuoi per via di alcuni interpreti oltre che per il trascorso del tecnico argentino nel nostro campionato.

La Scaloneta

Quello di Scaloni sembra un gruppo di fuorilegge che muoiono dalla voglia di giocare con la maglia della propria nazionale. Il termine Scaloneta fa riferimento anche all’approccio di un tecnico entrato in punta di piedi dopo l’addio ad un allenatore di Culto come Jorge Sampaoli.

La Scaloneta è un movimento virale sui social argentini e Scaloni è un giocatore in più, vestito da allenatore. E non si veste nemmeno da tecnico, indossa un’orribile tuta da ginnastica, grigio scuro, con scarpe da tennis ai piedi e l’immagine che dà di sé sembra terribile. Fa battute che non fanno ridere nessuno. Ha uno stile di gioco che nessuno riesce a decifrare, è quasi monotono guardare le partite della Nazionale Albiceleste e la base tattica non è ben visibile ma, il risultato complessivo è che finalmente la Nazionale è vincente. Ha un Messi combattivo, che muore dalla voglia di giocare, un leader totale, un maradoniano che sfonda le difese giocando e sporcandosi le mani.

Scaloni ha ridefinito il concetto di appartenenza alla maglia dell’Argentina ed ha ottenuto quello che gli allenatori di alto livello passati prima di lui non sono riusciti a raggiungere: un titolo con la Nazionale. E non un titolo qualunque: in Brasile contro il Brasile al Maracanà. Ha avvicinato la nazionale a quei tifosi frustrati da anni di campagne sportive inconcludenti ed a poco a poco tutti sono saliti sul carro del vincitore. Ha resistito a critiche feroci, spietate, da quando si è seduto su quella panchina ed oggi il suo nome è uno stile di gioco tutto sudamericano ma con marcate influenze italiane.

Rinascimento Italiano

Sono passati più di 10 anni da quando una squadra italiana ha vinto una Champions League. L’ultima volta è stata l’Inter di Mourinho con diversi argentini in organico: Samuel, Zanetti, Cambiasso e Diego Milito. Nel 2015 e nel 2017 la Juventus ha raggiunto due finali cadendo contro i primi della classe: Barcellona e Real Madrid. Ma la Juventus, a dire il vero, non ci serve come unità di misura in questa teoria visto che né Paulo Dybala, né il Tucu Pereyra fanno oggi parte del rooster titolare della seleccion Argentina.

Il calcio italiano, seppur criticato ed oltraggiato, continua però ad essere uno dei più ricchi dal punto di vista tattico e negli ultimi tempi, la Serie A è un posto dove non stanno mancando squadre verticali e offensive in controtendenza alla disponibilità di budget di spesa importanti. In questo senso anche la Nazionale italiana vincitrice dell’Europeo 2021 ha pescato bene da squadre storicamente, per così dire, di seconda fascia come Atalanta, Torino e Sassuolo.

Ebbene, la squadra argentina diretta da Lionel Scaloni, nel suo percorso di crescita, si è nutrita dell’evoluzione di tanti calciatori che hanno avuto la loro esplosione proprio nel nostro campionato.

Nahuel Molina

Era un giovane di belle speranze quando cresceva nelle giovanili del Boca. Dopo i prestiti al Defensa y Justicia ed al Rosario Central (31 partite condite da un gol e 3 assist) sembrava dovesse ritornare alla base per il definitivo sbarco in prima squadra ma si è ritrovato imbottigliato nella folle politica di acquisti e cessioni di massa del club dell’allora presidente Angelici.

Da svincolato si accasa all’Udinese e qui in Italia nelle prime 39 partite segna 4 gol assortiti da 6 assist. Ha concluso alla grande la stagione 2020/2021 ed è entrato nella lista dei convocati per le qualificazioni sudamericane della sua nazionale, e dopo la Coppa América 2021, ha tolto il posto a Juan Foyth, proprio perché è riuscito a garantire al suo allenatore la duttilità di un terzino veloce e completo nelle due fasi (difensiva ed offensiva). Una disciplina tattica che solo il calcio italiano restituisce.

Rodrigo De Paul

Mister Scaloni ha visto i progressi di Molina quasi per caso. Infatti, le partite dell’Udinese già le guardava per seguire Rodrigo De Paul, uno dei suoi giocatori feticcio. Scaloni lo convoca con continuità dal 2018 garantendo qualità al centrocampo sia a destra che a sinistra. De Paul ha un passato al Valencia dove non lascia grandi tracce ma è in Friuli che ha trovato la sua maturazione tattica. Un cambiamento nella dieta e una migliore forza fisica lo hanno poi aiutato a diventare il giocatore di grande profilo che oggi conosciamo.

L’evoluzione definitiva vi è stata quando l’Udinese ha iniziato a farlo giocare con una linea di 3 centrocampisti più le due ali esterne dove a destra per l’appunto c’era Molina con cui è nata una naturale sintonia che si riverbera anche nel gioco in nazionale. Scaloni è stato furbo ad importare in nazionale la sua nuova posizione impostando il doppio pivot insieme a Leandro Paredes.

Oggi De Paul, all’Atlético Madrid, è un calciatore tatticamente ricco che sa leggere e occupare gli spazi come pochi altri.

Leandro Paredes

Leandro Paredes ai tempi del Boca ha avuto un momento in cui sembrava destinato a diventare il successore di Riquelme, più come 10 che come tuttocampista. Quando è arrivato alla Roma nel 2014 non è stato subito compreso. Era stato acquistato come uomo che doveva agire dietro le punte in modo creativo ma qualcosa non ha funzionato. È stata l’intuizione di Giampaolo, nel prestito ad Empoli nel 2015, che lo trasforma da 10 a 5 cambiandogli per sempre (in meglio) la sua carriera ed infatti tornerà a Roma da protagonista prima di lasciare l’Italia con un bagaglio tecnico tattico che senza l’esperienza nel Bel Paese difficilmente avrebbe acquisito.

Eppure, Paredes non partecipa al Mondiale di Russia nel 2018 durante la spedizione di Jorge Sampaoli con la seleccion, mentre oggi la sua disciplina è la bandiera del ciclo di Scaloni.

Correa

Lui è l’uomo che Scaloni ha aggiunto al suo Rinascimento Calcistico. Il giocatore uscito dall’Estudiantes La Plata nel 2010 era un esterno offensivo di centrocampo in un classico 4-4-2 di scuola Argentina. Arrivato in Italia, alla Sampdoria, non è riuscito ad accendersi di luce propria segnando solo 3 gol in due stagioni. Poi è andato a Siviglia, altro club pieno di argentini, e lì ne ha fatti 15 in due anni meritandosi la convocazione dell’allora selezionatore Sampaoli. Tornato in Italia alla Lazio è stato capace di mettere a segno 30 reti in 3 stagioni.

Ha già smesso di giocare sulle fasce per diventare la seconda punta capace di fluttuare intorno al centravanti.

Cristian Romero

L’ultimo caso, e non per questo meno importante, è quello di Cristian “Cuti” Romero. Ha lasciato Belgrano quasi in silenzio litigando con tutti ed a metà del 2018 arriva al Genoa. Qui ha incamerato concetti tattici imparando a gestire la propria prestanza fisica migliorando negli anticipi e nell’uno contro uno.

Dopo la sua prima stagione, la Juventus lo acquista ma lo lascia in prestito al Genoa per un’altra stagione per poi cederlo all’Atalanta dove si impone come miglior difensore centrale della Serie A ed è tornato a vestire la maglia della sua nazionale con il serio intento di non lasciarla più a suo di ottime prestazioni.

Lautaro “El Toro” Martinez

Ma l’Argentina vince perchè dalle combinazioni tra De Paul e Molina la palla arriva ad un 9 che misura meno di un metro e ottanta ma è ad oggi il re dell’area di rigore. Ha portato in Europa le stesse virtù che aveva quando giocava nel Racing ed infatti Lautaro Martinez gioca anch’esso in Italia.
Da quando è arrivato in Italia ha avuto un processo di crescita graduale, specialmente nei primi sei mesi. Ha affrontato molto bene il suo periodo di adattamento ed oggi Lautaro è un animale. Sta dimostrando che ha il potenziale per giocare ovunque e soprattutto sembra avere le condizioni mentali e fisiche per mantenere questi standard elevati sia a livello di club che di nazionale.

Insomma, aspettando il miglior Dybala, Scaloni si gode i suoi italiani e noi ci godiamo la Seleccion Argentina

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