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90 Secondi. Cronaca emotiva dell’esordio di Messi in Nazionale

E’ il 17 agosto 2005 quando un ragazzo di 18 anni entra negli spogliatoi dello stadio di Budapest, intriso di lacrime.
Dovrebbero essere lacrime di gioia visto che ha appena bagnato il suo esordio con la maglia della nazionale Argentina, eppure questo debutto è stato invece amaro e condito con un’espulsione 90 secondi dopo essere sceso in campo.

Questa storia inizia però 45 giorni prima a mille km di distanza dalla capitale ungherese, quando quel ragazzo aveva alzato il suo primo titolo con la squadra Argentina: la Coppa del Mondo sub20 (tenutasi in Olanda) dove era stato anche nominato giocatore del torneo. Leo Messi non lo sa ancora ma è destinato a diventare il massimo goleador di tutti i tempi nella storia della nazionale del suo Paese.
Chi sarebbe diventato Messi, non è stato in grado di capirlo nemmeno l’allenatore argentino Pancho Ferraro, che di quella nazionale giovanile ne era il Direttore Tecnico. Infatti, all’esordio, nella sconfitta contro gli Stati Uniti, lo lasciò in panchina facendo infuriare Julio Grondona, compianto Boss della Federazione Calcistica Argentina, e che fino a quel momento non aveva mai licenziato un allenatore della nazionale. “Ferraro, ti prendo a calci in culo fino a Buenos Aires. Come fai a non mettere Messi titolare?

Nel mito di Puskas

Ferenc Pùskas è stato il miglior giocatore nella storia dell’Ungheria. Secondo il sito ufficiale del Real Madrid, è il miglior piede sinistro che sia passato dal Bernabeu. Con la squadra bianconera ha vinto 3 Coppe dei Campioni, 1 Intercontinentale, 5 campionati e 1 Coppa di Spagna. Ha realizzato 242 gol in 262 partite. Con la sua nazionale ha giocato 85 partite ed è arrivato secondo ai Mondiali in Svizzera del ’54, perdendo la finale contro la Germania.

Pùskas è stato uno dei migliori giocatori dell’Europa del dopoguerra. Oggi, portano il suo nome sia lo stadio di Budapest che il premio, assegnato ogni anno, al gol più bello per la FIFA.
L’ex attaccante ungherese è presente nella carriera di Lionel Messi. Non solo perché entrambi hanno perso una finale mondiale contro la Germania in un anno che terminava con il 4. Ma è proprio nello stadio che porta il suo nome, che Messi fa il suo esordio in Nazionale, mentre il Premio Puskas è l’unico premio che Messi non ha mai vinto!

Ma torniamo a quel 17 agosto del 2005 ed a quando Messi, da fresco protagonista del Mondiale under 20 oltre che grande promessa del Barcellona, attendeva solo di esordire con la maglia della Nazionale Maggiore allenata da Pekerman.

La squadra titolare argentina era composta per la maggior parte da coloro che avrebbero partecipato alla Coppa del Mondo in Germania un anno dopo: Lionel Scaloni, Roberto Ayala, Gabriel Heinze, Sorín; Lucho González, Maxi Rodríguez; Andres D’Alessandro; Lisandro Lopez e Hernán Crespo. Messi quel giorno è in panchina e vive l’attesa di essere buttato nella mischia in quella partita amichevole.

Vilmos Vanczak il dimenticato

Dopo 63 minuti e 16 secondi, l’Argentina sta vincendo 2-1 quella che fino a quel momento è un’amichevole noiosa e senza nulla di appariscente. Fino a quando Pekerman non decide, inconsapevolmente, di far saltare il banco: dopo 63 minuti e 16 secondi Lisandro López esce dal campo per far esordire Lionel Messi.
A marcare la giovane promessa c’è Vilmos Vànczak, il dimenticato.

Vànczak fa parte dell’ultima generazione di ungheresi nati dietro la cortina di ferro, all’epoca dell’esordio di Messi giocava nell’Ujpest FC , la squadra di polizia dei primi anni del comunismo in Ungheria. Aveva fatto il suo debutto in nazionale un anno prima. Nel 2006 giocherà in prestito al Sint-Truident nel campionato belga, fino ad entrare nel club dove diventerà idolo e capitano: L’ FC Sion dove ha vinto tre Coppe di Lega Svizzera.

Messi entra in campo con il numero 18 sulla schiena e si posiziona sul lato destro dell’attacco. Vànczak si incolla a lui mentre Messi va verso il centro per ricevere una palla con il terzino sinistro ungherese che lo segue perseguitandolo. A 63 minuti e 50 secondi Messi si gira come per palleggiare, quando Vànczak lo afferra per la maglia. Messi cerca di liberarsi allungando due volte il braccio all’indietro. L’ungherese cade accusando un colpo.

L’arbitro Markus Merk commette fallo. Con Vánczak steso a terra, l’arbitro si mette la mano in tasca e inizia a cercare Messi con gli occhi mentre i giocatori argentini lo circondano poiché hanno capito cosa sta per succedere. Dopo un minuto di discussione, l’arbitro ha ammonito Vànczak ed espulso Lionel Messi.

Markus Merk  è stato il primo tedesco che ha fatto piangere Messi

Il debutto di Lionel Messi nella nazionale argentina ha avuto due presagi che sarebbero poi stati rivelati con l’avanzare della sua carriera.

Il primo è il già citato incrocio con Puskas. Il secondo è quello con il Paese che gli ha dato la sua più grande tristezza: la Germania.

L’allenatore ungherese in quella partita era Lothar Matthaus, campione del mondo con la Germania in Italia 90, vincitore della finale contro gli argentini di Maradona e Bilardo. Tedesco è anche l’arbitro che lo ha espulso novanta secondi dopo essere entrato in campo.

Markus Merk, dentista di professione, è un uomo dall’animo nobile tanto che anni prima, nel 1991, se ne va in India per riparare la bocca nei quartieri più poveri di Nuova Delhi. Nel 1992 ha diretto il suo primo torneo importante: i Giochi Olimpici di Barcellona.

Oggi è giallo. Oggi ogni gomito senza intenzione è giallo. Ma non lo tocco nemmeno lì“, ha ricordato Messi in un’intervista a proposito di quella espulsione
Merk è stato il primo tedesco a portare le lacrime agli occhi di Messi molti anni prima della finale dei Mondiali persa in Brasile contro la Germania.

Questa è la foto del fallo che è costato l’espulsione a Messi

90 secondi

Il debutto signore e signori di Lionel Messi con l’Argentina. Come Diego Maradona, avviene contro l’Ungheria, Queste sono state le parole del telecronista argentino che commenta quella partita. D’altronde gli argentini attendevano quel ragazzo per consacrarlo e paragonarlo al Diego. Esordiva, come Diego, contro l’Ungheria. Era reduce dalla vittoria del Mondiale under 20, proprio come Diego aveva fatto la stessa cosa vincendo il Mondiale sub20 in Giappone nel 1979.

Il cronista però ha solo il tempo di fare questi accostamenti prima di vedere Messi uscire dal campo, a testa bassa, questa volta diretto negli spogliatoi dopo l’espulsione.

Messi stesso racconta di essere arrivato negli spogliatoi con un vuoto dentro: “Avevo 18 anni ed ho pensato che non mi avrebbero più chiamato in Nazionale dopo quell’espulsione così rapida”.
A partita finita, i giocatori argentini hanno iniziato ad arrivare negli spogliatoi. Uno dopo l’altro si avvicinati per confortare il ragazzino. Qualcuno gli ha detto che anche lui era stato espulso all’esordio e che malgrado ciò non aveva smesso di giocare in nazionale. Hanno cercato di farlo ridere ma nessuno poteva fermare le sue lacrime. Messi, prima del suo talento, ha mostrato la serietà con cui ha preso la Nazionale e la rabbia che è capace di sprigionare quando le cose non gli vanno bene.

Il ragazzo non lo sapeva ma in quello spogliatoio di Budapest colui che più di tutti lo abbraccia e cerca di consolarlo è un certo Lionel Scaloni: lo stesso uomo che gli regalerà da allenatore, il primo trionfo di Messi con la nazionale argentina (la Coppa America 2021) oltre che il Mondiale 2022 in Qatar con la fascia di capitano al braccio.

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