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Michele Scarponi, volto sorridente di uno sport che piange troppo spesso!

A noi piace ricordarlo così, con uno dei suoi sorrisi stampato sul volto, al termine di una tappa di montagna come quelle che piacevano a lui.

Michele Scarponi era uno scalatore puro: fisico asciutto, altezza media (1 metro e 74 centimetri), spalle strette, occhi sempre concentrati sulla strada in attesa che questa impennasse, così da poter sferrare uno dei suoi attacchi mortiferi.

QUANTO MANCHI MICHELE!

Gli appassionati di ciclismo lo riconoscevano immediatamente, anche quando caracollava nel bel mezzo del gruppone, grazie alla sua andatura inconfondibile, alla mascella volitiva, al naso leggermente adunco che un po’ ricordava Fausto Coppi. Ma soprattutto, era facile riconoscerlo per il suo sorriso: un sorriso che trasmetteva buon umore e che lui amava sfoggiare sia quando le cose andavano bene, sia quando la fatica si faceva sentire senza essere ripagata da buoni risultati.

Tutti volevamo bene a Michele Scarponi. Sia noi tifosi che la carovana dei colleghi ciclisti: suscitava simpatia e stima per la persona, oltre che per l’atleta, riuscendo a mettere d’accordo tutti: addetti ai lavori, stampa e tifosi.

Una delle sue doti più importanti? Resistere alla tentazione di abbattersi, anche durante i momenti più bui della carriera (come i 18 mesi di squalifica che gli furono comminati nel 2007 dopo un’accusa di doping). Scarponi mostrava sempre il lato migliore del proprio carattere ed aveva la leggerezza tipica di chi, malgrado le avversità, ama troppo il lavoro che fa per abbattersi.

IL PERIODO D’ORO DELL’AQUILA DI FILOTTRANO

Era così che lo chiamavano. Michele era originario della provincia di Ancona e proveniva da una scuola, quella marchigiana appunto, nota per la sua passione, anche se piuttosto povera di campioni. Almeno fin quando Scarponi non divenne professionista.

Il momento più alto della carriera di Michele è combaciato con la vittoria del Giro d’Italia del 2011, che gli fu assegnato dopo la squalifica per doping inferta al rivale Contador (al traguardo di Milano, infatti, Scarponi si era piazzato al secondo posto, dopo un lungo ed emozionante duello con lo spagnolo).

Oltre al Giro, Scarponi ha vinto anche un Giro del Trentino, due Tirreno-Adriatico, due edizioni della Settimana Ciclistica Lombarda e tre tappe della corsa rosa. Senza dimenticare gli importanti piazzamenti ottenuti alle grandi classiche di un giorno come la Liegi-Bastogne-Liegi, la Amstel Gold Race e la Freccia Vallone.

La carriera da professionista di Michele Scarponi è durata 15 anni, periodo durante il quale l’aquila di Filottrano ha raccolto molto meno di quanto avrebbe meritato e potuto, forte di un talento raro e di uno spirito di sacrificio che ricordava i ciclisti di altri tempi, sempre a prodigarsi per la squadra e per i compagni. Ma una delle doti che tutti gli riconoscevano era quella combattività che lo rendeva sempre protagonista delle tappe più dure.

DA PROTAGONISTA A GREGARIO

Il periodo d’oro trascorso alla Lampre culminò nel trionfo al Giro del 2011, malgrado al termine della competizione il podio lo avesse relegato (teporaneamente) al secondo posto.

Gli ultimi tre anni di carriera lo hanno visto, invece, impegnato tra le file del Team Astana, dove Scarponi ha dovuto adattarsi ad un nuovo ruolo, meno congeniale dal punto di vista del talento, ma coperto con la medesima forza e professionalità: quello da “gregario” di lusso di Vincenzo Nibali.

Proprio con Nibali confezionò alcune delle vittorie più importanti nella storia del team: grazie alla sua grande esperienza e capacità di leggere la corsa, Scarponi risultò fondamentale nei trionfi del siciliano al Tour de France del 2014 e al Giro d’Italia del 2016.

Michele Scarponi era un atleta che amava la vita, lo sport, la competizione e che sapeva adattarsi ad ogni genere di ruolo gli venisse assegnato: la sua dedizione era impressionante, anche da gregario, quando conduceva il trenino dell’Astana e proteggeva lo “squalo” Nibali nei momenti più importanti della gara.

Michele non mancava mai, soprattutto quando la strada cominciava a salire. Sì, perché la montagna era il suo ambiente e la grinta la sua benzina. Poche settimane prima della sua scomparsa era stato promosso capitano del team di Vinokourov per il Giro del 2017, quindi aveva vinto in volata la prima tappa del “Tour of the Alps” a Innsbruck.

Poi, una mattina, il destino ha deciso di voltargli le spalle e l’aquila ha dovuto dire addio alle gare che tanto amava: il 22 aprile del 2017, nella sua Filottrano, Michele Scarponi è stato investito da un furgone mentre si allenava lasciando un vuoto che è impossibile riempire se non ripensando al suo sorriso ed alla sua spontanea ironia.

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