Il fallimento è così eccitante tanto quanto il successo, a condizione che lo sforzo profuso sia stato completo e genuino
cit. Roger Bannister
The Miracle Mile
Il 7 agosto del 1954 è una data passata alla storia con l’etichetta de “Il Miglio del Secolo”.
Siamo a Vancouver in occasione degli Empire Games, davanti a 35.000 spettatori convogliati lì per assistere soprattutto ad una gara di mezzofondo che si prevedeva epica e che invece è diventata storica: il Miglio.
John Landy, atleta australiano, ha da poco battuto il record del mondo che apparteneva all’inglese Roger Bannister, ma con un piccolo particolare: sono i primi uomini a scendere sotto il muro dei 4 minuti sulla distanza e per la prima volta gareggiano uno contro l’altro.
La gara è bellissima ed i due si giocano la vittoria fino agli ultimi metri e per la prima volta due atleti scendono nella stessa gara sotto i 4 minuti scrivendo un altro momento di storia dello sport.
Sarà Bannister a vincere con il tempo di 3′ 58”.8 e che sarà anche il suo miglior personale di sempre!
Alla fine di quella gara, lo sconfitto Landy dichiara: “Quando all’ultima curva mi sono guardato intorno e lui era ancora lì, sapevo che per me era finita!”
IL PRIMO UOMO SULLA TERRA
Facendo un piccolo passo indietro, andiamo a Maggio del 1954, più precisamente il Giovedì 6, quando il giovane Roger Bannister, studente di medicina a Londra, svolge il suo solito turno al St. Mary’s Hospital dove esercita come medico Neurologo.
Quel giorno rompe la routine quotidiana per prendere il primo treno del pomeriggio con direzione Oxford non sapendo che stava per compiere qualcosa di eccezionale.
Arrivato a destinazione pranza con alcuni vecchi amici, per poi recarsi alla poco attraente pista di atletica di Iffley Road. Qui si ritrova insieme ad altri compagni ed atleti per prepararsi a correre contro la rappresentativa della locale Università di Oxford.
Il pubblico di circa 1200 persone è protagonista involontario di uno dei momenti che si fissano indelebili nella storia dello sport: Bannister corre la distanza di un miglio in meno di quattro minuti (precisamente in 3′ 59”.4) diventando il primo uomo a farlo, sfondando una barriera mistica fino ad allora.
Si fa appena in tempo a celebrare l’impresa del mezzofondista inglese che solo poche settimane più tardi però, il 21 giugno, fu invece John Landy a battere il recente record di Bannister portandolo a 3’58”.
Ecco perché è divenuta epica la gara tra i due che si tenne a Vancouver nell’agosto di quell’anno e che già sappiamo come è finita.
Le imprese di Oxford e Vancouver valsero a Bannister un’altra prima volta, cioè essere stato il primo uomo a ricevere il premio di sportivo dell’anno da parte della rivista Sport Illustrated fondata proprio nel 1954.
L’ATTIMO SFUGGENTE
Se esistessero dei bignami di Storia dello Sport i riferimenti alle imprese di Bannister inizierebbero nel maggio del 1954 per terminare solo pochi mesi dopo con l’appuntamento di Vancouver in Agosto.
Infatti pochi mesi dopo l’impresa di Vancouver nel dicebre del 1954, l’atleta ad appena 26 anni decide di ritirarsi dalle competizioni agonistiche dopo che in soli 5 mesi aveva riscritto le barriere dell’uomo sui limiti spazio/tempo.
Nel libro “The Four Minute Mile”, è lo stesso atleta che sottolinea come la decisione di lasciare le corse all’apice della sua fama, sia dipesa da un’improvvisa consapevolezza che la sua velocità non era più sostenibile con costanza fino al traguardo.
In una gara come quella del miglio, sostiene Bannister, è lo sprint finale a fare la differenza definendolo in un modo bellissimo: “Lo sforzo è estremamente dispendioso perché dovrebbe essere mantenuto per tutta la gara. La corsa e l’umore dell’atleta cambiano completamente quando la velocità aumenta e la mente improvvisamente inizia a guidare un corpo involontario che obbedisce solo agli stimoli dell’eccitazione”.
La sua impresa da record sarebbe stata superata molte volte. Gli atleti nei decenni successivi sono stati ovviamente – in un contesto diverso- più veloci, più forti, oltre che meglio equipaggiati dai progressi della scienza dello sport. Ma tutta questa evoluzione non ha modificato il significato della corsa di Bannister.
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
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