Il movimento di un dito, il suono di un click ed in pochi secondi uno degli effetti della globalizzazione dell’epoca in cui viviamo, internet, ci consente di essere in qualsiasi parte del mondo: Australia e Canada sono esempi di Paesi così lontani ma allo stesso tempo così accessibili con quello stesso click sulla tastiera.
E’ così per tutti gli altri posti del pianeta, tutti tranne uno: la Corea del Nord
Kim Jong-un è la guida politica (in carica dal 2011 dopo la morte del padre) di un regime totalitario di uno Stato tra i più inaccessibili al mondo. Molto spesso si è letto, senza tanta ironia, di come il regime controlli internet, filtri le notizie e manipoli le informazioni, anche quelle sportive.
La storica partecipazione dello stato coreano ai mondiali del 2010 ci lascia in eredità la cronaca di un torneo che a quelle latitudini hanno visto solo fino alla seconda partita della loro nazionale.
L’almanacco ci ricorda un esordio d’orgoglio con una sconfitta di misura contro il Brasile [che vale come una vittoria]. Successivamente un sonoro 7-0 a favore del Portogallo.
La televisione coreana invece sospese le trasmissioni sul 4 a 0 per il Portogallo e fonti interne faranno sapere che uil regime racconterà che proprio i lusitani vinceranno il titolo mondiale e Cristiano Ronaldo sarà la vera star del torneo (altro che Spagna- Olanda).
Il calciatore spagnolo Toni Dovale si è recato nella capitale della Corea del Nord per partecipare a un torneo internazionale. Una rara testimonianza di un uomo occidentale che ha raccontato al portale argentino infobae.com. com’è la vita nel paese più remoto e inaccessibile del pianeta e come ha vissuto la trasferta da calciatore professionista.
Riportiamo di seguito i contenuti dell’articolo in cui vengono fuori mille sfaccettature di un Paese che, probabilmente, pochi lettori avranno modo di vedere in questa vita. Prendetevi il tempo per leggere stralci di un reportage personale ed unico nel suo genere!
CHI E’ DOVALE
Antonio Rodríguez Dovale è un calciatore spagnolo cresciuto nelle giovanili del Celta Vigo e che in patria ha fatto in tempo a vestire le casacche anche di Leganés, Rayo Vallecano, Deportivo Huesca e Deportivo Lugo.
Da oltre sei mesi si è avventurato nella Indian Super League accettando un contratto del Bengaluru FC. Nel settembre del 2017 Toni ha vissuto l’esotica esperienza di un viaggio di 5 giorni a Pyongyang, la capitale del paese dell’Asia Orientale, per giocare una partita dell’AFC Cup (Asian Football Confederation’s ) – l’equivalente dell’Europa League.
LA NORMALITA’ DI UNA PARTITA DI CALCIO
La sua squadra ha dovuto affrontare, nelle semifinali del torneo, la forte squadra nord coreana del 25 April Sport. La partita di andata si era giocata in India quasi un mese prima ed aveva visto la squadra indiana del Bengaluru FC imporsi con una netto e rotondo 3-0.
La partita di ritorno si è giocata allo stadio Rungrado Primero de Mayo di Pyongyang, che ha una capacità di 114 mila persone.
“La verità è che per l’evento della partita era che tutto era normale, lo stadio era enorme ma non c’erano più di 15 mila o 20 mila persone, e perciò lo stadio sembrava mezzo vuoto “ – ed aggiunge – “La gente applaudiva facendo un sacco di rumore, con tamburi, megafoni e canzoni; i tifosi sostenevano la loro squadra in un modo che è paragonabile a qualsiasi altro stadio nel mondo”.
L’atleta riconosce che l’esperienza è stata “molto strana” per tutto ciò che ha caratterizzato la sua permanenza sul suolo coreano ma durante i 90 minuti tutto è tornato normale, nessuna differenza con altri rettangoli di gioco in altre parti del mondo.
Come se quel rettangolo di gioco ridefinisce i confini geopolitici. Come se fosse uno Stato sovranazionale. Come se si fermasse tutto e quei novanta minuti diventano parte di un mondo parallelo chiamato Calcio che ha sue regole di gioco e di tifo uguali questa volta davvero per tutti e senza possibilità di filtri o manipolazioni neanche per il regime.
LA COREA DEL NORD VISTA CON GLI OCCHI DI UN OCCIDENTALE
Dovale racconta che “Circa un mese prima della partita, ci hanno chiesto i passaporti e li hanno mandati al consolato per processare il visto, perché si tratta di un permesso di ingresso speciale”. Inoltre il talentuoso centrocampista precisa che sono dovuti arrivare fino a Pechino poiché solo Cina e Russia hanno il collegamento diretto aereo con la Corea del Nord e non si può perciò arrivare da altri Paesi.
Già il primo impatto con l’hub coreano non è stato caloroso “ Sembra un aeroporto vuoto perché ha un’attività di solo un paio di ore al giorno, insomma un posto senz’anima .” – “La prima cosa che ti colpisce quando arrivi è che controllano i tuoi bagagli ed i passaporti e fin qui normale ma poi: controllano il tuo telefono cellulare, l’iPad e USB. Li aprono, guardano le foto, le immagini ed i file che hai sul dispositivo, facendo un’accurata ispezione di tutti i dispositivi elettronici “, spiega.
L’impatto con la città è un continuo contrasto tra gli imponenti edifici e la desolazione. ” Siamo andati in un hotel a 5 stelle con 40 o 50 piani , un edificio enorme, al cui interno oltre all’hotel c’erano anche un ristorante, un casinò, un negozio di souvenir, ma faceva impressione perché era praticamente vuoto . Un edificio che probabilmente aveva un migliaio di stanze era sostanzialmente occupato dal nostro gruppo e da pochi altri. Questa sensazione si respirava anche nei luoghi esterni della città, dove tutto era davvero imponente e come detto prima desolato!”
Ma è all’interno dell’Hotel e precisamente nel negozio di souvenir, che Dovale rimane colpito da una forma di propaganda di regime. “Nel negozio di souvenir dell’hotel c’erano cartoline e poster contro gli Stati Uniti, missili americani schiacciati o piegati: un fine umorismo volto a ridicolizzare gli Stati Uniti”.
Tra tutte le regole da rispettare per visitare la Corea del Nord come turista, una delle principali è quella di avere un gruppo di guide sempre presenti con voi 24 ore al giorno. “Avevamo una guida che era responsabile del nostro Gruppo ed aveva il controllo su tutta la logistica della nostra spedizione. Senza questa guida non potevamo spostarci perciò ci accompagnava e presidiava i nostri allenamenti nei giorni prima della partita. In realtà non abbiamo lasciato mai l’hotel perché non avevamo il permesso di uscire, ma anche volendo non si percepiva di un posto dove poteva essere piacevole andare”, dice.
” Vai nella zona in cui ti portano. Non hai molta scelta, se vuoi andare a fare un giro turistico, ti portano nei punti o nelle aree che vogliono, al ristorante per mangiare quello che vogliono, non hai altra scelta se non quella di fare ciò che le guide ti impongono di fare. Non è possibile camminare liberamente per la strada con una mappa così come puoi fare in qualsiasi capitale del mondo occidentale, ed è impossibile vedere turisti stranieri, è tutta gente del posto “, avverte.
La connessione ad Internet era praticamente inesistente, perciò praticamente impossibile informarsi o telefonare se non a pagamento (4 USD al minuto).
“In TV, nei tre canali coreani, c’erano costantemente immagini, video e notizie di propaganda sui militari e sui generali, sul capo che muoveva le forze militari , gli aerei da combattimento o salutava i generali in barca”.
” Pyongyang è una grande città, con molte aree verdi e con strade larghe, ma mezza vuota“ – dice Dovale – “Molte persone vanno in bicicletta, ma la realtà è che la città è talmente grande che sembra progettata per ospitare molte più persone di quante se ne vedono in giro. C’erano strade larghe, come quelle di Madrid o Buenos Aires, ma pochissime automobili e molto silenzio. Un contrasto che suscitava una sensazione come di camminare in una città fantasma. “
L’immagine di Kim Jong-un e del suo defunto padre, leader Kim Il-sung, monopolizzano la città. Sono in ogni angolo della capitale senza lasciare spazio per la pubblicità che invece in una società capitalista come la nostra siamo abituati a vedere ad ogni angolo delle strade.
A Pyongyang, si possono vedere molti monumenti dedicati ai leader del regime con a ridosso folle di bambini che provano coreografie di danza per una parata e una festa nazionale, piuttosto che gruppi di passanti che salutano in doveroso rispetto la statua del capo di Stato
La rigidità politica tra la Corea del Nord e gran parte del mondo occidentale cresce ogni giorno a causa della strategia nucleare attuata dal regime di Kim Jong-un. Il 14 settembre 2017, ovvero il giorno dopo la partita, Dovale ed i suoi compagni del Bengaluru hanno vissuto, dall’interno del Paese, il lancio di un missile nordcoreano che ha sorvolato il Giappone e che in quei giorni ha minato gli equilibri di pace dell’intero pianeta.
“Proprio l’ultimo giorno, quando stavamo andando via, ci siamo svegliati con la notizia che quella mattina la Corea del Nord aveva lanciato un missile che sorvolava il Giappone, ma non ci siamo preoccupati lì per lì anche perché non ci sono stati problemi a lasciare il Paese” – ricorda – “Inoltre quel giorno la gente per strada sembrava super tranquilla come se non sapessero nulla di quel missile o comunque come se non fosse importante”.
Così parlò Toni Dovale, Calciatore Globetrotter…
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
what do you think?