Qualche settimana fa il giornale El País ha pubblicato un’intervista con Xavi Hernández l’ex professore del centrocampo Blaugrana che da questa stagione (ed anche per il 2017/2018) gioca per l’Al-Sadd in Qatar.
Il personaggio ha troppo spessore per lasciare indifferente il lettore e non potrebbe essere diversamente visto che stiamo parlando di un giocatore di culto. Xavi è stato il cervello che ha dato fosforo ai grandi successi nella storia recente del Barcellona e della nazionale Spagnola tra il 2008 e il 2012. E’ lui ad aver interpretato il suo ruolo come nessun altro giocatore prima di lui: uno stile di gioco che combinava possesso palla e rapida circolazione della stessa e che ha portato il Barcellona a fare scuola per un decennio.
Lui ha fatto la differenza con l’innata intelligenza tattica ed una velocità di pensiero che gli ha sempre consentito di leggere in anticipo lo sviluppo del gioco. Pochi vedono il calcio con la facilità con cui il centrocampista spagnolo lo ha giocato.
Per Xavi, leggendo la sua intervista al giornale El País, non esiste un’interpretazione del gioco del calcio diversa dalla sua. Parlando esplicitamente di Mourinho e del suo Real dichiara di come l’allenatore portoghese “diceva ai suoi giocatori di non tenere la palla. Giocavano veloce, in contropiede con Di Maria, C.Ronaldo e Benzema in ripartenza. Quello non era football! “ Ha così estremizzato la sua concezione unica ed assolutistica del calcio. Non riesce ad accettare un punto di vista differente affermando che “gli altri, semplicemente, non vogliono giocare a calcio”. [frase a mio avviso favolosa e precisa nella sua sintesi]
“Quello non è il calcio” [cit. Xabi Hernandez parlando del Real di Mourinho]
Xavi in sostanza utilizza l’esempio del Real di Mourinho per ribadire che quella è esattamente la proposta di calcio quanto mai più lontana dalla sua idea. E’ vero lo dice lui che notoriamente non è mai stato un sostenitore dei metodi di Mourinho, e del quale è stato avversario sui campi della Liga e dei palcoscenici europei. Tuttavia ha la lucidità di affermare, malgrado il suo personale giudizio, che in certe condizioni l’idea tattica del portoghese aveva la sua efficacia (in effetti qualcosa ha vinto anche lui).
Rimane però a riguardo su una posizione molto dura ed integralista: “Quello non è il calcio“, ribadisce con veemenza ricordando come “tutti hanno voluto copiare lo stile di Guardiola”. Tra questi cita il CT tedesco Loew che ispirandosi a Pep ha dato un nuovo gioco alla Germania. Altri invece sembrano copiare Mourinho come il Cholo Simeone, che definisce “felice nei momenti della partita in cui il suo Atletico non ha il possesso palla”
Frasi rubate dall’intervista su: Messi, Neymar, Ronaldo e Russia 2018:
Su Messi: “È vergognoso che lo paragonano a qualcun altro. Messi domina su tutto. Spazio, tempo, compagni e rivali”.
Ancora sull’argentino “Messi è il bel calcio, e nello stesso momento è così bello che diventa ancora più bello”
Su Russia 2018: “Il Brasile è cresciuto ed ha una grande squadra. Ha talento e forza fisica ed ha tutte le carte in regola per arrivare in finale”
Ancora Russia 2018: “La Francia è allo stesso livello di Brasile e Germania”
Russia 2018 Ter : “L’Argentina è allo stesso livello della Spagna, ma entrambe sono talmente sotto pressione che non arriveranno in fondo”
Su Neymar “E’ è un leader incredibile. Nel campo è brutale. Ha una personalità tale che niente lo spaventa. Questa è una virtù. Ciò che distingue un grande calciatore è questo: che nei momenti più difficili ti dice: “dammi la palla”
Sul Post Messi – C. Ronaldo “Penso che ci sarà un tempo dopo Messi e Cristiano Ronaldo, dove Neymar sarà il nuovo riferimento del calcio mondiale. Sarà un’era Neymar di tre o quattro anni. E poi verrà Mbappé”
Ma Soprattutto una Differenza: “C’è una cultura diversa tra Barcellona e Madrid. Al Bernabéu, se il difensore spazza il pallone in tribuna la gente applaude. Nel Camp Nou se lanci la palla sugli spalti il mormorio polemico del pubblico è bestiale”
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
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