Sergio Aguero è sempre stato un crack. Forse l’ultimo normalcrack che abbiamo visto sui campi di calcio all’ombra di Messi e Ronaldo.
Voglio dirlo è stato un calciatore sottovalutato, lui che ha sempre dovuto lottare per guadagnarsi il posto malgrado fosse un cannoniere bestiale.
A livello individuale, ogni dibattito relativo a successi o presunti fallimenti è davvero ridicolo: Agüero è diventato il calciatore straniero più proficuo nella storia della Premiere League con 181 gol. Ed è addirittura il quarto nella classifica dei migliori marcatori di tutti i tempi. Dei 20 migliori marcatori del torneo, solo Harry Kane, che ha dalla sua l’età per superare Aguero in futuro, è un giocatore in attività. Insomma, se non è nella leggenda poco ci manca.
Eppure, mi domando: perché non è un idolo in patria o nel mondo? Ha giocato una finale del Mondiale, tre finali di coppa in Europa ed ha vinto oltre 20 titoli in carriera a livello di squadra. È legittimo domandarsi che se Messi non fosse esistito, Agüero sarebbe il miglior giocatore argentino degli ultimi tempi?
Non so rispondermi. Tuttavia, l’attaccante non è riuscito ad entrare come meritava nel sentimento popolare argentino ed in generale dei tifosi. Forse, come spesso accade, anche la storia del Kun sarà riconosciuta come eccezionale solo quando ne sentiremo la mancanza dopo il ritiro.
Da quando ha cominciato a giocare titolare nell’Independiente nel 2006, è durato appena un anno prima che l’Atletico Madrid lo portasse da questa parte dell’Oceano cominciando a fare sfracelli marcando 74 gol ed entrando nella storia dei colchoneros.
La chimica di Agüero con la Nazionale, così come la bromance con Messi, passano per la conquista del titolo olimpico di Pechino 2008 dove in finale El Kun si conquista il rigore che l’amico Leo trasforma e che varrà la vittoria.
L’arrivo di Maradona alla guida della Nazionale Albiceleste ha coinciso con i suoi anni all’Atlético Madrid, dove si è distinto in una squadra che all’epoca non lottava per traguardi ambiziosi, ma la sua presenza ha contribuito nel percorso che ha portato il club fino ad oggi.
La sua convocazione al Mondiale 2010 è stata addirittura messa in discussione da una certa stampa Argentina, ma lo sappiamo che nel Paese del sole che ride sono maestri a sfornare telenovelas…
Nel 2011 è andato al ricchissimo club del Manchester City per affermarsi in via definitiva come il migliore al mondo.
È arrivato al Mondiale 2014 fisicamente logoro patendo un infortunio all’esordio. Ha fatto però in tempo a rientrare, da protagonista, per essere decisivo segnando il suo rigore nella semifinale contro l’Olanda. Mentre, perdere la finale contro la Germania ha voluto anche dire perdere la sua occasione di affermarsi come giocatore d’élite.
Tra il 2014-2018 Guardiola è apparso nella sua vita e l’ha resa ancora migliore.
Le sue migliori stagioni al City sono state in controtendenza rispetto alla nazionale dove la Selecion, di Bauza prima e Sampaoli dopo, si è trascinata ai mondiali con Aguero quasi emarginato al ruolo di sostituto di Icardi. Eppure, è stato il miglior calciatore argentino in quella debacle che è stata Russia 2018 per la nazionale albiceleste. Due gol in quattro partite, solo due volte titolare e nessuna eleganza nell’esternare la sua rabbia nei confronti dell’allenatore Sampaoli.
Con l’avvento di Scaloni sulla panchina dell’Argentina, Aguero ha atteso un anno prima di essere convocato. Nella vittoriosa spedizione in Brasile per la Coppa America 2021 è stato titolare, mostrando il suo valore anche senza quelle ripartenze veloci che, il fisico e l’età non sopportano più, ma che sono state un marchio di fabbrica di questo giocatore.
La pandemia lo ha fermato, ha avuto il covid e nel 2020 ha giocato poco anche per una serie di infortuni.
Il suo Manchester City ha raggiunto per la prima volta la finale di Champions League finendola però tra le lacrime nel derby contro il Chelsea.
Ha firmato poi con il Barcellona proprio perché voleva chiudere giocando con l’hermano Messi, che è stato incredibilmente però incapace di rinnovare con il suo club e come un segno del destino lui si è subito infortunato.
Nel Barca ha giocato solo 5 partite timbrando un gol, ma non uno banale: era un derby con il Real Madrid.
I Grandi Giocatori, quelli che definiti crack, hanno spesso un tappeto rosso su cui camminare ed un riconoscimento costante da stampa e tifosi.
Fa eccezione Agüero, il caso di un grande calciatore della storia del calcio mondiale che doveva sempre convincere l’allenatore di turno e che ha fatto fatica a conquistare davvero il nostro cuore come tifosi di massa. Lo stesso cuore che ha deciso di dire basta al calcio.
Ho conosciuto la “Veronica” di Zidane e rimasto stregato dal Superclasico di Buenos Aires . Seguo più gli eventi sportivi da divano che quelli mondani da drink in mano.
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